La sovranità digitale è emersa come un concetto centrale e conteso nella geopolitica contemporanea, riflettendo la lotta per il potere, la sicurezza e i diritti fondamentali nell'era digitale. Questo articolo esamina come l’affermazione della sovranità digitale da parte di Stati e corporation riconfiguri l’ordine internazionale e incida sulla libertà di espressione. Basandosi su un quadro teorico che distingue tra sovranità statale, corporate e normativa, il contributo sostiene che la sovranità digitale non è un concetto monolitico, bensì uno spettro di pratiche che spaziano da modelli protettivi a modelli repressivi. Tale framework viene applicato a un’analisi comparata dell’approccio normativo dell’Unione Europea, del modello securitizzato della Russia, del sistema tecnico-autoritario della Cina e del contesto frammentato della regione mediterranea. I risultati rivelano una tensione persistente tra esigenze di sicurezza e diritto alla libertà di espressione. Se da un lato gli Stati giustificano la sovranità digitale invocando minacce come la disinformazione e la guerra ibrida, dall’altro ciò spesso conduce a una securitizzazione della sfera digitale, che può legittimare censura e sorveglianza. L’articolo conclude che la legittimità della sovranità digitale dipende dalla sua capacità di funzionare come sovranità protettiva, che salvaguarda i diritti, piuttosto che repressiva, che li limita. Lo studio contribuisce al dibattito più ampio sul futuro della governance globale di Internet, sulla resilienza democratica e sulla frammentazione geopolitica del ciberspazio.

Sovranismo digitale: l'ultima trincea di una politica vecchia

Marco Marsili
Writing – Original Draft Preparation
2025-01-01

Abstract

La sovranità digitale è emersa come un concetto centrale e conteso nella geopolitica contemporanea, riflettendo la lotta per il potere, la sicurezza e i diritti fondamentali nell'era digitale. Questo articolo esamina come l’affermazione della sovranità digitale da parte di Stati e corporation riconfiguri l’ordine internazionale e incida sulla libertà di espressione. Basandosi su un quadro teorico che distingue tra sovranità statale, corporate e normativa, il contributo sostiene che la sovranità digitale non è un concetto monolitico, bensì uno spettro di pratiche che spaziano da modelli protettivi a modelli repressivi. Tale framework viene applicato a un’analisi comparata dell’approccio normativo dell’Unione Europea, del modello securitizzato della Russia, del sistema tecnico-autoritario della Cina e del contesto frammentato della regione mediterranea. I risultati rivelano una tensione persistente tra esigenze di sicurezza e diritto alla libertà di espressione. Se da un lato gli Stati giustificano la sovranità digitale invocando minacce come la disinformazione e la guerra ibrida, dall’altro ciò spesso conduce a una securitizzazione della sfera digitale, che può legittimare censura e sorveglianza. L’articolo conclude che la legittimità della sovranità digitale dipende dalla sua capacità di funzionare come sovranità protettiva, che salvaguarda i diritti, piuttosto che repressiva, che li limita. Lo studio contribuisce al dibattito più ampio sul futuro della governance globale di Internet, sulla resilienza democratica e sulla frammentazione geopolitica del ciberspazio.
2025
175
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