La realtà della classe è caratterizzata da un’intrinseca complessità, non solo in virtù della natura composita e variamente interagente degli elementi che la caratterizzano, ma anche della pluralità dei piani sui quali si sviluppa il discorso intorno ad essi. La domanda, legittima, volta a dirimere il nodo di come sia possibile riuscire a gestire queste situazioni complesse, per la cui risoluzione occorre, di volta in volta, fare riferimento all’insieme delle conoscenze relative al dominio della Scienza dell’educazione, non è poi, a ben guardare, che uno degli aspetti del problema universale di come sia possibile percepire e concepire il complesso. Si tratta, tuttavia, di cosa non semplice, che richiede una ristrutturazione profonda degli schemi cognitivi e che rende cogente la necessità che l’insegnante sappia assumere, di volta in volta, n-livelli di descrizione, generare abduttivamente n-livelli di modellizzazione e, infine, fornire risposte con un indice di complessità adeguato alla situazione in atto. È in questa nuova cornice di senso, orientata alla ricerca di una via semplessa al problema di essere e stare al mondo, che diventa finalmente possibile accettare ciò che fino ad ora era sembrato inaccettabile e, cioè, che l’incongruenza di alcuni fenomeni educativi sia da attribuire all’inappropriatezza del framework teorico usato per spiegarli. È in ragione di questa specifica esigenza, che risulta chiaro come, la scuola, e il pianeta tutto, abbiano sempre più bisogno di spiriti adatti a comprendere, di intelligenze generali in grado di fornire risposte sempre più composite, frutto della capacità di sapere mettere in connessione le conoscenze e le abilità acquisite e di saperne favorire, leggere e interpretare la progressione logica. È evidente, altresì, come modellandosi sulla base di questo preciso bisogno formativo, scopo della formazione iniziale dell’insegnante debba diventare quello di favorire gradi di consapevolezza via via sempre più ampi sui fenomeni educativi e di creare le condizioni per consentire il salto logico a livelli diversi di comprensione. Problematico è, invece, pensare un sistema formativo superiore in cui la riflessione divenga pratica quotidiana e comprendere come questa retroazione riflessiva debba tradursi in curricoli universitari. Il paper presenta, a tal fine, una proposta di modello organizzativo del piano di studi coerente con questi nuovi bisogni formativi, che abiliti gradualmente una conoscenza di secondo ordine.
La dimensione universale della formazione docenti: abilitare alla capacità di una conoscenza di secondo ordine
Ines Giunta
2016-01-01
Abstract
La realtà della classe è caratterizzata da un’intrinseca complessità, non solo in virtù della natura composita e variamente interagente degli elementi che la caratterizzano, ma anche della pluralità dei piani sui quali si sviluppa il discorso intorno ad essi. La domanda, legittima, volta a dirimere il nodo di come sia possibile riuscire a gestire queste situazioni complesse, per la cui risoluzione occorre, di volta in volta, fare riferimento all’insieme delle conoscenze relative al dominio della Scienza dell’educazione, non è poi, a ben guardare, che uno degli aspetti del problema universale di come sia possibile percepire e concepire il complesso. Si tratta, tuttavia, di cosa non semplice, che richiede una ristrutturazione profonda degli schemi cognitivi e che rende cogente la necessità che l’insegnante sappia assumere, di volta in volta, n-livelli di descrizione, generare abduttivamente n-livelli di modellizzazione e, infine, fornire risposte con un indice di complessità adeguato alla situazione in atto. È in questa nuova cornice di senso, orientata alla ricerca di una via semplessa al problema di essere e stare al mondo, che diventa finalmente possibile accettare ciò che fino ad ora era sembrato inaccettabile e, cioè, che l’incongruenza di alcuni fenomeni educativi sia da attribuire all’inappropriatezza del framework teorico usato per spiegarli. È in ragione di questa specifica esigenza, che risulta chiaro come, la scuola, e il pianeta tutto, abbiano sempre più bisogno di spiriti adatti a comprendere, di intelligenze generali in grado di fornire risposte sempre più composite, frutto della capacità di sapere mettere in connessione le conoscenze e le abilità acquisite e di saperne favorire, leggere e interpretare la progressione logica. È evidente, altresì, come modellandosi sulla base di questo preciso bisogno formativo, scopo della formazione iniziale dell’insegnante debba diventare quello di favorire gradi di consapevolezza via via sempre più ampi sui fenomeni educativi e di creare le condizioni per consentire il salto logico a livelli diversi di comprensione. Problematico è, invece, pensare un sistema formativo superiore in cui la riflessione divenga pratica quotidiana e comprendere come questa retroazione riflessiva debba tradursi in curricoli universitari. Il paper presenta, a tal fine, una proposta di modello organizzativo del piano di studi coerente con questi nuovi bisogni formativi, che abiliti gradualmente una conoscenza di secondo ordine.File | Dimensione | Formato | |
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