Il silenzio ovvero la riserva dell'intraducibile

Experience offers us a vast phenomenology of silence. There is the silence of God and the silence of man before God, both in the religious version of Jonah and in the logical-philosophical version of Wittgenstein. There is the silence of pleasure but there is still the silence of the most intense pain, the speechless pain of children. Common to them is a utopia that places them beyond consciousness and discursive praxis. Silence is therefore the place of those experiences that prove to be untranslatable, without which not only language, which is interwoven with silence, but experience would lack its deepest dimension.

L'esperienza ci offre una vasta fenomenologia del silenzio. C'è il silenzio di Dio e il silenzio dell'uomo davanti a Dio, sia nella versione religiosa di Giona che in quella logico-filosofica di Wittgenstein. C'è il silenzio del piacere ma c'è ancora il silenzio del dolore più intenso, il dolore muto dei bambini. Comune a loro è un'utopia che li colloca al di là della coscienza e della prassi discorsiva. Il silenzio è quindi il luogo di quelle esperienze che si dimostrano intraducibili, senza le quali non solo il linguaggio, che è intessuto di silenzio, ma l'esperienza mancherebbe della sua dimensione più profonda.