Il presente contributo indaga l’immagine e la rappresentazione del filosofo Pietro Pomponazzi in una congerie di testi di Sperone Speroni, che di Pomponazzi fu allievo (per seguirne i corsi, lasciò una cattedra universitaria precocemente ottenuta). Concentrandosi sugli aspetti linguistici, l’articolo esamina il trattamento speroniano del “Peretto” alla luce dei documenti che restituiscono l’oralità di Pomponazzi. Dal confronto con le reportationes degli allievi emerge come Speroni non solo non riproponga le idee di Pomponazzi, elaborando piuttosto una propria proposta intellettuale, autonoma dagli insegnamenti del maestro, ma neppure riproduca il caratteristico eloquio pomponazziano, anzi tradisca a tal punto il Pomponazzi reale da farlo esprimere secondo i precetti enunciati da Pietro Bembo nelle Prose. Nell’ultima parte del contributo si mostra come, operando in un contesto intellettuale e in una situazione politico-culturale assai differente rispetto a quella dei primi dialoghi, Speroni sappia tornare alla lezione di Pomponazzi, traendone ancora una volta un’interpretazione originale, all’altezza delle nuove sfide e dei nuovi problemi comunicativi.

Così parlò Pomponazzi? Il “Peretto” di Sperone Speroni

Cotugno Alessio
In corso di stampa

Abstract

Il presente contributo indaga l’immagine e la rappresentazione del filosofo Pietro Pomponazzi in una congerie di testi di Sperone Speroni, che di Pomponazzi fu allievo (per seguirne i corsi, lasciò una cattedra universitaria precocemente ottenuta). Concentrandosi sugli aspetti linguistici, l’articolo esamina il trattamento speroniano del “Peretto” alla luce dei documenti che restituiscono l’oralità di Pomponazzi. Dal confronto con le reportationes degli allievi emerge come Speroni non solo non riproponga le idee di Pomponazzi, elaborando piuttosto una propria proposta intellettuale, autonoma dagli insegnamenti del maestro, ma neppure riproduca il caratteristico eloquio pomponazziano, anzi tradisca a tal punto il Pomponazzi reale da farlo esprimere secondo i precetti enunciati da Pietro Bembo nelle Prose. Nell’ultima parte del contributo si mostra come, operando in un contesto intellettuale e in una situazione politico-culturale assai differente rispetto a quella dei primi dialoghi, Speroni sappia tornare alla lezione di Pomponazzi, traendone ancora una volta un’interpretazione originale, all’altezza delle nuove sfide e dei nuovi problemi comunicativi.
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