Il contributo intende soffermarsi sull’antica tecnica della scagliola, variamente definita dalle fonti, tra l’altro, come mistura, meschia, pasta di marmo, pietra di luna, gesso Atlante, vetro di olaria, pietra speculare, cristallo di gesso, ma anche vetro di Maria, specchio d’asino, Bossi work e Stuckmarmor, presentando alcuni esempi dell’esito della lavorazione che ancora oggi avviene in alcune botteghe italiane di alto artigianato. Le scagliole, nate per simulare le tarsie marmoree, sono state in alcuni casi utilizzate anche per restituire la percezione di una raffinata “pittura sotto vetro” e le maestranze attive nella Penisola sono state sempre un punto di riferimento imprescindibile. L’approccio proposto in questo contributo a più mani è multidisciplinare. Dopo una prima introduzione storica, dedicata in particolare alle localizzazioni delle principali botteghe e alla diffusione di questa antica arte, si intende soffermarsi sulla complessa tecnica esecutiva della scagliola attualmente praticata da pochissimi maestri e sull’analisi fisico chimica del degrado dei materiali. Si intendono illustrare inoltre alcuni esiti inediti di recenti cantieri di restauro a livello internazionale dove l’antica sapienza della “pietra speculare” ha permesso di ricostruire non soltanto elementi quali paliotti ma anche apparati decorativi di grandi dimensioni, nell’auspicio di tramandare i colori della scagliola ai posteri. XVIII COLOR CONFERENCE - LECCO 2023 6 Paper n° 9340 [9340] Conservare l’effimero: il colore dei “Madonnari” Paola Artoni (Indipendent Research), Paolo Bertelli (Università Ca' Foscari Venezia), Mariano Bottoli (Indipendent Researcher), Giulio Pojana (Università Ca' Foscari Venezia), Dafne Cimino (Università di Verona), Maria Labate (Università di Torino), Maurizio Aceto (Università del Piemonte Orientale) and Angelo Agostino (Università di Torino). Si definisce arte madonnara quella particolare espressione della street art caratterizzata dalla realizzazione di temi sacri cristiani e dall’utilizzo di materiali effimeri, ovvero non destinati a durare nel tempo. Il più antico festival di arte madonnara al mondo è stato ideato cinquant’anni fa, nel 1973, a Grazie di Curtatone, e da allora questo piccolo borgo alle porte di Mantova è riconosciuto come la patria dei madonnari di tutto il mondo. Qui è anche presente un museo dedicato alla conservazione e valorizzazione di questa arte. Potrebbe sembrare una contraddizione in termini la “conservazione” di un’arte “effimera”, per sua stessa natura destinata a non durare. Gli artisti solitamente dipingono su un supporto di asfalto, bituminoso, granuloso e molto ruvido al tatto e utilizzano talvolta una preparazione a base di pigmento in polvere. Il disegno viene tracciato con delle sanguigne, dei carboncini o dei pastelli di colore bruno, dopodiché si procede alla stesura del colore. I madonnari utilizzano sia i pastelli in commercio sia i “gessetti” realizzati artigianalmente con una ricetta-base nella quale la cera d’api e la gomma vengono emulsionate e miscelate con i pigmenti in polvere, in modo da ottenere una vasta gamma cromatica. In passato nell’area gardesana venivano anche utilizzate delle terre colorate e dei sassi recuperati in situ. Questa “archeologia madonnara” è stata riproposta in anni più recenti dal Maestro madonnaro Mariano Bottoli. Le tecniche pittoriche dell’arte madonnara sono talvolta riproposte su altri supporti, quali le tavolette preparate con tecniche che simulano la terra battuta (supporto utilizzato dai madonnari prima dell’avvento del bitume), i pannelli in pasta di legno o le tende in fibra sintetica, in modo da potere conservare questi dipinti nel tempo. La proposta di contributo intende valutare le caratteristiche del colore dei madonnari da diversi punti di vista. A partire dalle vicende storiche legate alla nascita di questa arte all’utilizzo dei colori simbolici connessi con la tradizione figurativa sacra cristiana promossa dalla Chiesa; passando per l’esame delle tecniche artistiche e dei materiali utilizzati. In particolare, per la prima volta, si propone anche una caratterizzazione strutturale che metta a confronto i diversi tipi di pastelli e gessetti utilizzati dai madonnari, sia prodotti commerciali sia pastelli fabbricati dagli stessi artisti. In aggiunta è previsto un primo approccio allo studio dell’invecchiamento dei materiali pittorici, con prospettive utili alla conservazione dei manufatti e ad eventuali interventi di manutenzione e restauro.

Il colore della scagliola: casi studio di realizzazione e restauri dei “cristalli di gesso”

Paolo Bertelli;Giulio Pojana;
2023-01-01

Abstract

Il contributo intende soffermarsi sull’antica tecnica della scagliola, variamente definita dalle fonti, tra l’altro, come mistura, meschia, pasta di marmo, pietra di luna, gesso Atlante, vetro di olaria, pietra speculare, cristallo di gesso, ma anche vetro di Maria, specchio d’asino, Bossi work e Stuckmarmor, presentando alcuni esempi dell’esito della lavorazione che ancora oggi avviene in alcune botteghe italiane di alto artigianato. Le scagliole, nate per simulare le tarsie marmoree, sono state in alcuni casi utilizzate anche per restituire la percezione di una raffinata “pittura sotto vetro” e le maestranze attive nella Penisola sono state sempre un punto di riferimento imprescindibile. L’approccio proposto in questo contributo a più mani è multidisciplinare. Dopo una prima introduzione storica, dedicata in particolare alle localizzazioni delle principali botteghe e alla diffusione di questa antica arte, si intende soffermarsi sulla complessa tecnica esecutiva della scagliola attualmente praticata da pochissimi maestri e sull’analisi fisico chimica del degrado dei materiali. Si intendono illustrare inoltre alcuni esiti inediti di recenti cantieri di restauro a livello internazionale dove l’antica sapienza della “pietra speculare” ha permesso di ricostruire non soltanto elementi quali paliotti ma anche apparati decorativi di grandi dimensioni, nell’auspicio di tramandare i colori della scagliola ai posteri. XVIII COLOR CONFERENCE - LECCO 2023 6 Paper n° 9340 [9340] Conservare l’effimero: il colore dei “Madonnari” Paola Artoni (Indipendent Research), Paolo Bertelli (Università Ca' Foscari Venezia), Mariano Bottoli (Indipendent Researcher), Giulio Pojana (Università Ca' Foscari Venezia), Dafne Cimino (Università di Verona), Maria Labate (Università di Torino), Maurizio Aceto (Università del Piemonte Orientale) and Angelo Agostino (Università di Torino). Si definisce arte madonnara quella particolare espressione della street art caratterizzata dalla realizzazione di temi sacri cristiani e dall’utilizzo di materiali effimeri, ovvero non destinati a durare nel tempo. Il più antico festival di arte madonnara al mondo è stato ideato cinquant’anni fa, nel 1973, a Grazie di Curtatone, e da allora questo piccolo borgo alle porte di Mantova è riconosciuto come la patria dei madonnari di tutto il mondo. Qui è anche presente un museo dedicato alla conservazione e valorizzazione di questa arte. Potrebbe sembrare una contraddizione in termini la “conservazione” di un’arte “effimera”, per sua stessa natura destinata a non durare. Gli artisti solitamente dipingono su un supporto di asfalto, bituminoso, granuloso e molto ruvido al tatto e utilizzano talvolta una preparazione a base di pigmento in polvere. Il disegno viene tracciato con delle sanguigne, dei carboncini o dei pastelli di colore bruno, dopodiché si procede alla stesura del colore. I madonnari utilizzano sia i pastelli in commercio sia i “gessetti” realizzati artigianalmente con una ricetta-base nella quale la cera d’api e la gomma vengono emulsionate e miscelate con i pigmenti in polvere, in modo da ottenere una vasta gamma cromatica. In passato nell’area gardesana venivano anche utilizzate delle terre colorate e dei sassi recuperati in situ. Questa “archeologia madonnara” è stata riproposta in anni più recenti dal Maestro madonnaro Mariano Bottoli. Le tecniche pittoriche dell’arte madonnara sono talvolta riproposte su altri supporti, quali le tavolette preparate con tecniche che simulano la terra battuta (supporto utilizzato dai madonnari prima dell’avvento del bitume), i pannelli in pasta di legno o le tende in fibra sintetica, in modo da potere conservare questi dipinti nel tempo. La proposta di contributo intende valutare le caratteristiche del colore dei madonnari da diversi punti di vista. A partire dalle vicende storiche legate alla nascita di questa arte all’utilizzo dei colori simbolici connessi con la tradizione figurativa sacra cristiana promossa dalla Chiesa; passando per l’esame delle tecniche artistiche e dei materiali utilizzati. In particolare, per la prima volta, si propone anche una caratterizzazione strutturale che metta a confronto i diversi tipi di pastelli e gessetti utilizzati dai madonnari, sia prodotti commerciali sia pastelli fabbricati dagli stessi artisti. In aggiunta è previsto un primo approccio allo studio dell’invecchiamento dei materiali pittorici, con prospettive utili alla conservazione dei manufatti e ad eventuali interventi di manutenzione e restauro.
2023
CdC2023 - COLOR CONFERENCE
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