Fang Fang e le altre: la narrazione femminile del virus in Cina

The current pandemic has triggered an immediate response from the literary world in China. Writers from Wuhan, the first big city to be hit by the virus and which has unavoidably become a globally resonant symbol of resistance, sufferance and controversial policies, promptly wrote down their feelings and thoughts, motivated by their wish to support their own people. What is more striking is the fact that they both are women, and that they both adopted the diary form in order to express their sometimes harshly critical views on a more personal basis. Therefore, Fang Fang and Chi Li, the two most famous novelists of Wuhan, have become two voices among the others (actually, not many), who try to restore the role of literature as a means of denunciation and of public service, but also of human testimony. In my paper, I also take into account other female voices who tackle the crisis by expressing their ideas and proposals, addressing Chinese public authorities and the Chinese community with both a disapproving and supporting attitude. The aim of this preliminary study is to analyse how a few prominent Chinese female intellectuals attempted to divert the national narration on the COVID-19 from political propaganda pushing it towards general ethical issues such as the need of more scientific and rational behaviours, the ambiguity of technology in modern societies, social fairness, environmental sustainability, human solidarity and search for truth.

La pandemia attuale ha suscitato una ridda di reazioni nel mondo letterario cinese, soprattutto a Wuhan, la città che per prima è stata sferzata dal virus diventando un simbolo a livello globale di resistenza, sofferenza e politiche controverse. Ciò che colpisce maggiormente è che il contributo più importante proviene da due donne e che entrambe abbiano adottato la forma diaristica per esprimere le loro opinioni – talora molto critiche – da una prospettiva estremamente personale. In questo modo, Fang Fang e Chi Li, le due romanziere più importanti di Wuhan, sono diventate due figure, tra le altre (poche per la verità), di intellettuali che hanno tentato di restituire alla letteratura un ruolo di denuncia e di servizio pubblico, senza rinunciare a quello di umana testimonianza. Nel contributo vengono prese in esame altre figure femminili di spicco del mondo letterario cinese, che si sono rivolte alle autorità cinesi così come alla società tutta con atteggiamento sia di sostegno sia di disapprovazione. Lo scopo di questo studio preliminare sulla narrazione del COVID-19 in Cina è quello di analizzare come queste intellettuali cinesi abbiano tentato di distogliere la narrazione nazionale del virus dalla propaganda politica per spingerla verso questioni etiche più generali, come la necessità di comportamenti più scientifici e razionali, l’ambiguo ruolo della tecnologia nelle società moderne, la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale, la solidarietà umana e la ricerca di verità.