Le opere architettoniche di Albona di prima epoca moderna sono state riconosciute dalla storiografia come importanti al livello regionale, anche se mancavano degli studi approfonditi. Nell'articolo si delinea quindi una prima immagine dell'Albona rinascimentale e barocca, un micromondo al confine dei territori veneziani che presenta una specifica lunga durata delle strutture del potere, sia quelle che imposte dalla capitale, sia quelle famigliari. Ne risulta una sviluppata cultura nobiliare che investe nelle architetture pubbliche e private. Il controllo statale si rivela decisivo per la conformazione del paesaggio, ben controllato data l'importanza dei boschi e il materiale che ne deriva per l’economia veneziana, ma anche per la formazione del sistema difensorio, qui analizzato specialmente in base a due documenti, il disegno attribuito a GianGirolamo Sanmicheli della meta del Cinquecento e la Relazione sopra Albona e proposta di fortificarla di un anonimo ingegnere militare, stilata intorno al 1600. L’architettura sacra, in particolare la chiesa matrice e le chiese delle confraternite, è analizzata in luce dei documenti post-tridentini e della relazione con i committenti. La committenza privata delle varie famiglie nobiliari, quali Scampicchio, Battiala, Negri e Francovich, si racconta attraverso una breve analisi dei palazzi, cappelle e un accenno alle ville di loro proprietà. Infine, si elabora un primo elenco delle maestranze attive ad Albona tra il Cinquecento e il Settecento, tra una possibile presenza della bottega dei Marangonich di Cherso e una serie di nomi di lapicidi cinquecenteschi che diventano abitanti del comune oppure lavorano ai compiti minori, dimostrando un panorama vivace nel campo architettonico. Nel primo Seicento, ad Albona fu attivo Giovanni Pietro (Zuan Piero) lapicida, responsabile sicuramente per alcune parti del palazzo Scampicchio, della loro cappella famigliare e della chiesa di Santa Maria della Consolazione. Infine, nel primo Settecento, dal Friuli arrivava Giovanni Gioseffo (Iseppo, Giuseppe) Martinuzzi, attivo ad Albona e responsabile per la costruzione della torre campanaria di Cherso.
Arhitektura ranonovovjekovnog Labina: modeli, naručitelji, radionice” (L’architettura della prima epoca moderna ad Albona: i modelli, i committenti, le botteghe)
Jasenka Gudelj
2017-01-01
Abstract
Le opere architettoniche di Albona di prima epoca moderna sono state riconosciute dalla storiografia come importanti al livello regionale, anche se mancavano degli studi approfonditi. Nell'articolo si delinea quindi una prima immagine dell'Albona rinascimentale e barocca, un micromondo al confine dei territori veneziani che presenta una specifica lunga durata delle strutture del potere, sia quelle che imposte dalla capitale, sia quelle famigliari. Ne risulta una sviluppata cultura nobiliare che investe nelle architetture pubbliche e private. Il controllo statale si rivela decisivo per la conformazione del paesaggio, ben controllato data l'importanza dei boschi e il materiale che ne deriva per l’economia veneziana, ma anche per la formazione del sistema difensorio, qui analizzato specialmente in base a due documenti, il disegno attribuito a GianGirolamo Sanmicheli della meta del Cinquecento e la Relazione sopra Albona e proposta di fortificarla di un anonimo ingegnere militare, stilata intorno al 1600. L’architettura sacra, in particolare la chiesa matrice e le chiese delle confraternite, è analizzata in luce dei documenti post-tridentini e della relazione con i committenti. La committenza privata delle varie famiglie nobiliari, quali Scampicchio, Battiala, Negri e Francovich, si racconta attraverso una breve analisi dei palazzi, cappelle e un accenno alle ville di loro proprietà. Infine, si elabora un primo elenco delle maestranze attive ad Albona tra il Cinquecento e il Settecento, tra una possibile presenza della bottega dei Marangonich di Cherso e una serie di nomi di lapicidi cinquecenteschi che diventano abitanti del comune oppure lavorano ai compiti minori, dimostrando un panorama vivace nel campo architettonico. Nel primo Seicento, ad Albona fu attivo Giovanni Pietro (Zuan Piero) lapicida, responsabile sicuramente per alcune parti del palazzo Scampicchio, della loro cappella famigliare e della chiesa di Santa Maria della Consolazione. Infine, nel primo Settecento, dal Friuli arrivava Giovanni Gioseffo (Iseppo, Giuseppe) Martinuzzi, attivo ad Albona e responsabile per la costruzione della torre campanaria di Cherso.File | Dimensione | Formato | |
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