L’architettura della Venetia altomedievale è realizzata interamente con materiali di riuso. Un approccio archeologico al tema del reimpiego permette di descrivere l’uso di spolia come fenomeno sociale “globale”. In laguna, tra la fine del mondo antico e il pieno medioevo, tutte le tipologie di materiale edilizio sono riusate: dalle pietre di fondazione, ai marmi decorati, alle lastre iscritte, ai laterizi, alle tegole e, fino, ai calcinacci. Attraverso l’osservatorio privilegiato offerto dal recente scavo di Torcello del 2012-3, e rileggendo dati editi da importanti scavi veneziani, si intende ri-definire – anche numericamente – i caratteri del contesto economico di tale riuso. Come e perché molti “materiali antichi” sono stati selezionati per diventare materiale da costruzione? I materiali di spoglio, in antico, erano oggetto di mercato e i loro scambi erano regolati da chiare disposizioni. Le élite militari e religiose impegnate in nuove edificazioni, determinano i tempi e i modi del passaggio in laguna dei materiali impiegati nelle opere architettoniche:, sia quelli “vecchi” di riuso, che quelli “nuovi”, ovvero i legni. Le letture crono-tipologiche ci hanno abituato a selezionare e concentrate la nostra attenzione ai contesti di spolia “parlanti”, ovvero quelli che sono in grado di raccontarci frammenti di passato attraverso testi e immagini. Un approccio squisitamente archeologico, invece, può aiutarci a comprendere meglio come le selezioni di tali “oggetti” possano essere dipese, nel loro re-impiego, da sistemi economici, da necessità sociali e da condizionamenti geografico-tecnologici. Le “scelte” dei nostri antenati vanno valutate in un’ampia prospettiva post-processuale, dove venga analizzato l’intreccio di relazioni tra strutture sociali e materialità degli stessi oggetti.
Tecniche edilizie, materiali da costruzione e società in Laguna tra Vi e X secolo. Leggere gli spolia nel contesto archeologico
calaon
2015-01-01
Abstract
L’architettura della Venetia altomedievale è realizzata interamente con materiali di riuso. Un approccio archeologico al tema del reimpiego permette di descrivere l’uso di spolia come fenomeno sociale “globale”. In laguna, tra la fine del mondo antico e il pieno medioevo, tutte le tipologie di materiale edilizio sono riusate: dalle pietre di fondazione, ai marmi decorati, alle lastre iscritte, ai laterizi, alle tegole e, fino, ai calcinacci. Attraverso l’osservatorio privilegiato offerto dal recente scavo di Torcello del 2012-3, e rileggendo dati editi da importanti scavi veneziani, si intende ri-definire – anche numericamente – i caratteri del contesto economico di tale riuso. Come e perché molti “materiali antichi” sono stati selezionati per diventare materiale da costruzione? I materiali di spoglio, in antico, erano oggetto di mercato e i loro scambi erano regolati da chiare disposizioni. Le élite militari e religiose impegnate in nuove edificazioni, determinano i tempi e i modi del passaggio in laguna dei materiali impiegati nelle opere architettoniche:, sia quelli “vecchi” di riuso, che quelli “nuovi”, ovvero i legni. Le letture crono-tipologiche ci hanno abituato a selezionare e concentrate la nostra attenzione ai contesti di spolia “parlanti”, ovvero quelli che sono in grado di raccontarci frammenti di passato attraverso testi e immagini. Un approccio squisitamente archeologico, invece, può aiutarci a comprendere meglio come le selezioni di tali “oggetti” possano essere dipese, nel loro re-impiego, da sistemi economici, da necessità sociali e da condizionamenti geografico-tecnologici. Le “scelte” dei nostri antenati vanno valutate in un’ampia prospettiva post-processuale, dove venga analizzato l’intreccio di relazioni tra strutture sociali e materialità degli stessi oggetti.File | Dimensione | Formato | |
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