La contraffazione di monete nell’Egitto romano tra il I e il III sec. d.C. è considerata dagli studiosi qualcosa di piuttosto raro. Alcune lettere private risalenti a questo periodo scritte su papiro o su ostrakon tematizzano però l’uso di restituire emissioni «cattive» e di farle sostituire con altre monete. Altresì attestata nei pochi documenti disponibili è anche la pratica da parte di specialisti di controllare la validità del denaro usato per una transazione. Un’ordinanza di Aurelio Tolomeo, stratego di Ossirinco, databile attorno al 260 d.C. testimonia inoltre il divieto d’accettare monete palesemente false. Secondo l’autore il modo in cui tali fonti scritte trattano il tema sembrerebbe suggerire come la circolazione di moneta contraffatta non costituisse a quell’epoca un fenomeno oltremodo sorprendente. Inoltre, da un breve inventario degli esemplari noti si può evincere come essi furono effettivamente in uso nel periodo in questione con un picco forse nel periodo tra Nerone e Adriano delle cui emissioni sono state rinvenute in Egitto molte falsificazioni. A livello tipologico si notano sia pezzi costituiti da leghe di scarsa qualità sia monete suberate. Oltre al conio è ben attestata la tecnica della fusione. Matrici per la contraffazione di tetradrammi di Diocleziano e Massimino sono tuttora conservate al museo del Cairo.

«Che accettino ogni moneta, eccetto quelle contraffatte e false [...]»: osservazioni sulla presenza e la diffusione di monete contraffatte nell’Egitto romano

Tomaso Maria Lucchelli
In corso di stampa

Abstract

La contraffazione di monete nell’Egitto romano tra il I e il III sec. d.C. è considerata dagli studiosi qualcosa di piuttosto raro. Alcune lettere private risalenti a questo periodo scritte su papiro o su ostrakon tematizzano però l’uso di restituire emissioni «cattive» e di farle sostituire con altre monete. Altresì attestata nei pochi documenti disponibili è anche la pratica da parte di specialisti di controllare la validità del denaro usato per una transazione. Un’ordinanza di Aurelio Tolomeo, stratego di Ossirinco, databile attorno al 260 d.C. testimonia inoltre il divieto d’accettare monete palesemente false. Secondo l’autore il modo in cui tali fonti scritte trattano il tema sembrerebbe suggerire come la circolazione di moneta contraffatta non costituisse a quell’epoca un fenomeno oltremodo sorprendente. Inoltre, da un breve inventario degli esemplari noti si può evincere come essi furono effettivamente in uso nel periodo in questione con un picco forse nel periodo tra Nerone e Adriano delle cui emissioni sono state rinvenute in Egitto molte falsificazioni. A livello tipologico si notano sia pezzi costituiti da leghe di scarsa qualità sia monete suberate. Oltre al conio è ben attestata la tecnica della fusione. Matrici per la contraffazione di tetradrammi di Diocleziano e Massimino sono tuttora conservate al museo del Cairo.
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