La traduzione dei nomi propri da una lingua orale a una lingua dei segni (LIS), e viceversa, merita specifiche considerazioni non solo per le caratteristiche visive della lingua dei segni, ma anche perché la lingua dei segni veicola informazioni su elementi culturali propri della comunità dei sordi. In questo saggio mi occuperò della traduzione dall’italiano alla LIS e viceversa. Con l’espressione ‘nome proprio’ (NP) mi riferirò alle denominazioni proprie2 delle lingue orali, mentre con l’espressione ‘segno nome’ (SN) a quelle di pertinenza della lingua dei segni. Dopo una presentazione dei SN come elemento peculiare della ‘cultura sorda’, rivolgerò l’attenzione alle problematiche inerenti la traduzione dei nomi propri. Poiché la LIS non possiede un codice scritto e ogni elemento linguistico è sempre stato tradotto dall’italiano in LIS per la necessità di rendere visibile la lingua orale ai sordi, la traduzione dei NP riguarda soprattutto l’interpretazione simultanea, per questo illustrerò i casi in cui i NP vengono realmente tradotti in segno e i casi in cui vengono traslitterati attraverso l’alfabeto manuale. Nel corso della trattazione, metterò in evidenza gli aspetti peculiari della traduzione tra lingua dei segni e lingua orale rispetto al processo traduttivo tra due lingue orali. In questa presentazione sarà possibile osservare che la modalità della traduzione dei NP nella lingua dei segni, evidenzia problemi che non si distaccano molto da quelli osservati dai contributi teorici alla traduzione onomastica per le lingue orali3, nonostante ci siano differenze notevoli tra le funzioni assolte dai SN e quelle dei NP e, dal momento che la loro traduzione è stata messa in atto da chiunque (anche non interpreti), non sempre l’interpretazione dei NP ha tenuto conto degli aspetti teorici della traduzione onomastica. Scopo di questa indagine è anche quello di fornire uno stimolo alla riflessione su alcune problematiche che sono state sottovalutate, benché la questione emerga in tutta la sua complessità, sia durante le interpretazioni simultanee, sia nelle manifestazioni culturali (come gli allestimenti teatrali o le narrazioni di fiabe), nelle quali non sempre ci si è preoccupati di tradurre in maniera significativa i NP letterari perché non si è colta la loro ricchezza semantica.

I Segni Nome tra traduttologia e interpretazione

Carmela Bertone
2005-01-01

Abstract

La traduzione dei nomi propri da una lingua orale a una lingua dei segni (LIS), e viceversa, merita specifiche considerazioni non solo per le caratteristiche visive della lingua dei segni, ma anche perché la lingua dei segni veicola informazioni su elementi culturali propri della comunità dei sordi. In questo saggio mi occuperò della traduzione dall’italiano alla LIS e viceversa. Con l’espressione ‘nome proprio’ (NP) mi riferirò alle denominazioni proprie2 delle lingue orali, mentre con l’espressione ‘segno nome’ (SN) a quelle di pertinenza della lingua dei segni. Dopo una presentazione dei SN come elemento peculiare della ‘cultura sorda’, rivolgerò l’attenzione alle problematiche inerenti la traduzione dei nomi propri. Poiché la LIS non possiede un codice scritto e ogni elemento linguistico è sempre stato tradotto dall’italiano in LIS per la necessità di rendere visibile la lingua orale ai sordi, la traduzione dei NP riguarda soprattutto l’interpretazione simultanea, per questo illustrerò i casi in cui i NP vengono realmente tradotti in segno e i casi in cui vengono traslitterati attraverso l’alfabeto manuale. Nel corso della trattazione, metterò in evidenza gli aspetti peculiari della traduzione tra lingua dei segni e lingua orale rispetto al processo traduttivo tra due lingue orali. In questa presentazione sarà possibile osservare che la modalità della traduzione dei NP nella lingua dei segni, evidenzia problemi che non si distaccano molto da quelli osservati dai contributi teorici alla traduzione onomastica per le lingue orali3, nonostante ci siano differenze notevoli tra le funzioni assolte dai SN e quelle dei NP e, dal momento che la loro traduzione è stata messa in atto da chiunque (anche non interpreti), non sempre l’interpretazione dei NP ha tenuto conto degli aspetti teorici della traduzione onomastica. Scopo di questa indagine è anche quello di fornire uno stimolo alla riflessione su alcune problematiche che sono state sottovalutate, benché la questione emerga in tutta la sua complessità, sia durante le interpretazioni simultanee, sia nelle manifestazioni culturali (come gli allestimenti teatrali o le narrazioni di fiabe), nelle quali non sempre ci si è preoccupati di tradurre in maniera significativa i NP letterari perché non si è colta la loro ricchezza semantica.
2005
52
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