Il contributo si propone di indagare cosa significasse morire in terra straniera nella cultura greca di età ellenistica e imperiale e, al tempo stesso, quale fosse la rappresentazione poetica di tale dolorosa circostanza tramite l’esame di alcuni epigrammi funerari iscritti su cenotafi. Nel libro VII dell’Antologia Palatina sono contenuti numerosi epigrammi letterari per cenotafi legati a una determinata circostanza, ovvero la morte in mare a seguito di naufragio; in ambito epigrafico la casistica è molto più varia e spesso si tratta di cenotafi che ricordano persone care che hanno comunque avuto sepoltura lontano dalla propria terra. Si sono esaminati in particolare due aspetti: da una parte, il ricorrere di strutture espressive che evidenziano il contrasto tra la presenza di un monumento funebre e la mancanza delle spoglie del defunto e dall’altra, nei casi di un corpo disperso senza esequie, il riferimento alla credenza secondo la quale l’anima del defunto insepolto continua a vagare sulla terra, espresso in due epigrammi rinvenuti in Frigia. L’analisi degli epigrammi trattati consente anche di far emergere le motivazioni legate allo studio o ai commerci che spingevano in particolare molti giovani a recarsi in terra straniera dove trovavano la morte. Diversamente dal carattere pubblico delle iscrizioni dell’epoca classica dedicate ai caduti in guerra, questi epigrammi si collocano in una prospettiva privata, nella quale la presenza di un cenotafio rispondeva a esigenze cultuali, di consolazione e di perpetuazione della memoria.
Morire in terra straniera: gli epigrammi funerari epigrafici greci nei cenotafi di età ellenistica e imperiale
Elisa Nuria Merisio
2024-01-01
Abstract
Il contributo si propone di indagare cosa significasse morire in terra straniera nella cultura greca di età ellenistica e imperiale e, al tempo stesso, quale fosse la rappresentazione poetica di tale dolorosa circostanza tramite l’esame di alcuni epigrammi funerari iscritti su cenotafi. Nel libro VII dell’Antologia Palatina sono contenuti numerosi epigrammi letterari per cenotafi legati a una determinata circostanza, ovvero la morte in mare a seguito di naufragio; in ambito epigrafico la casistica è molto più varia e spesso si tratta di cenotafi che ricordano persone care che hanno comunque avuto sepoltura lontano dalla propria terra. Si sono esaminati in particolare due aspetti: da una parte, il ricorrere di strutture espressive che evidenziano il contrasto tra la presenza di un monumento funebre e la mancanza delle spoglie del defunto e dall’altra, nei casi di un corpo disperso senza esequie, il riferimento alla credenza secondo la quale l’anima del defunto insepolto continua a vagare sulla terra, espresso in due epigrammi rinvenuti in Frigia. L’analisi degli epigrammi trattati consente anche di far emergere le motivazioni legate allo studio o ai commerci che spingevano in particolare molti giovani a recarsi in terra straniera dove trovavano la morte. Diversamente dal carattere pubblico delle iscrizioni dell’epoca classica dedicate ai caduti in guerra, questi epigrammi si collocano in una prospettiva privata, nella quale la presenza di un cenotafio rispondeva a esigenze cultuali, di consolazione e di perpetuazione della memoria.I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.