Il mio intervento intende indagare la figura di Colombino Rapari – per molti anni, nel corso del Cinquecento, ai vertici non solo del monastero di San Pietro al Po a Cremona, ma dei ranghi più prestigiosi della congregazione dei canonici lateranensi – sia come committente di importanti imprese artistiche, ma soprattutto come architetto della chiesa del complesso cremonese appartenente all’ordine. Le testimonianze registrate negli Acta manoscritti dei capitoli generali nella Biblioteca Classense di Ravenna confermano infatti una sua attiva partecipazione nell’edificazione di alcuni dei principali monasteri dell’ordine in Valpadana e la dimestichezza con disegni e modelli grafici relativi ai vari cantieri. È così possibile inquadrare meglio il ruolo di Colombino nella progettazione vera e propria dell’edificio. In particolare, la ricerca si concentra sulla ricostruzione della chiesa di San Pietro al Po, iniziata alla metà degli anni Cinquanta del Cinquecento, ma con un periodo di intensa attività edilizia a partire dal 1563. I documenti relativi alla ripresa dei lavori indicano che Rapari affida il disegno per l’erezione di una nuova chiesa a navata unica, con cinque cappelle per ogni lato, al mantovano Agostino da Covo. Quest’ultimo, erede di una dinastia di muratori originaria del borgo bergamasco, ab antiquo nella diocesi di Cremona, è considerato perlopiù l’esecutore delle «altrui invenzioni». Questa situazione esige un’attenta analisi del ruolo del religioso cremonese nell’ideazione della nuova chiesa, specialmente in luce delle esigenze liturgiche e della cosciente autorappresentazione attraverso l’arte e l’architettura di sé stesso e di un ordine di primaria importanza nel panorama cinquecentesco, ma ancora poco studiato.
L’architettura dei Canonici Lateranensi. Il caso di Cremona
tanzi, beatrice
2023-01-01
Abstract
Il mio intervento intende indagare la figura di Colombino Rapari – per molti anni, nel corso del Cinquecento, ai vertici non solo del monastero di San Pietro al Po a Cremona, ma dei ranghi più prestigiosi della congregazione dei canonici lateranensi – sia come committente di importanti imprese artistiche, ma soprattutto come architetto della chiesa del complesso cremonese appartenente all’ordine. Le testimonianze registrate negli Acta manoscritti dei capitoli generali nella Biblioteca Classense di Ravenna confermano infatti una sua attiva partecipazione nell’edificazione di alcuni dei principali monasteri dell’ordine in Valpadana e la dimestichezza con disegni e modelli grafici relativi ai vari cantieri. È così possibile inquadrare meglio il ruolo di Colombino nella progettazione vera e propria dell’edificio. In particolare, la ricerca si concentra sulla ricostruzione della chiesa di San Pietro al Po, iniziata alla metà degli anni Cinquanta del Cinquecento, ma con un periodo di intensa attività edilizia a partire dal 1563. I documenti relativi alla ripresa dei lavori indicano che Rapari affida il disegno per l’erezione di una nuova chiesa a navata unica, con cinque cappelle per ogni lato, al mantovano Agostino da Covo. Quest’ultimo, erede di una dinastia di muratori originaria del borgo bergamasco, ab antiquo nella diocesi di Cremona, è considerato perlopiù l’esecutore delle «altrui invenzioni». Questa situazione esige un’attenta analisi del ruolo del religioso cremonese nell’ideazione della nuova chiesa, specialmente in luce delle esigenze liturgiche e della cosciente autorappresentazione attraverso l’arte e l’architettura di sé stesso e di un ordine di primaria importanza nel panorama cinquecentesco, ma ancora poco studiato.File | Dimensione | Formato | |
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