Leipzig 1984, Herbstsalon

The paper deals with the First Leipziger Herbstsalon, organized by six artists from the German Democratic Republic in the late fall of 1984 at the Messehaus am Markt in Leipzig. For the occasion, the artists issued as a catalogue a thin book in a limited edition. Every page was conceived as an independent artwork: while only few pages carry biographical information, all of them feature an assemblage of text and image, rendered in different techniques, such as drawing, print, collage and photography. The compelling intertextuality is not limited to the contingency of the paper, however, but opens to an expanded mediality, i.e. to the exhibition itself as the ultimate medium. This is relevant given the status of the Leipziger Herbstsalon as the first initiative self-conceived and self-produced by the artists themselves and held in an open public space, determined by their intention to “go public” in a centrally located location. In doing so, they broke with the tradition of the underground art scene in exhibiting in marginal art spaces, addressed to the so called “second public sphere”.

L’articolo analizza la prima edizione del Leipziger Herbstsalon, organizzato da sei artisti della Repubblica Democratica Tedesca nel tardo autunno del 1984 presso la Messehaus am Markt di Lipsia. Per l'occasione, gli artisti pubblicarono, a mo’ di catalogo, un libro d’artista in edizione limitata, di cui ogni pagina era concepita come un'opera d'arte indipendente realizzata in tecniche diverse (disegno, incisione, fotografia, collage), offrendo così molteplici possibilità di lettura e fruizione. L'intertestualità dell’iniziativa non era tuttavia limitata alla contingenza della carta, ma si apriva a una medialità espansa, alla mostra stessa come specifico medium. Questo è particolarmente rilevante alla luce dello status del Leipziger Herbstsalon come prima iniziativa concepita e prodotta in modo autonomo da artisti e presentata in uno spazio pubblico. Questa espansione riguardava quindi anche lo specifico contesto espositivo, dettato dall’intenzione degli artisti di “andare in pubblico” in una sede espositiva centrale, rompendo quindi una tradizione di spazi marginali, rivolti alla cosiddetta “seconda sfera pubblica”, cui era relegata la scena artistica non-ufficiale fino a quel momento.