Negli ultimi dieci anni la comunità di Colobraro ha cambiato radicalmente il suo rapporto con la sua fama negativa, reclamandola attivamente come tratto centrale della propria identità, e al tempo stesso rielaborando creativamente la propria memoria pubblica. In questo ripensamento del patrimonio immateriale entra in gioco anche il sapere antropologico, a partire dal contributo “fondativo” di Ernesto de Martino. L’etnografo napoletano, insieme alla sua equipe di ricerca, visiterà Colobraro durante la sua spedizione in Lucania; un soggiorno breve, che tuttavia farà conoscere il piccolo comune a migliaia di italiani attraverso le pagine di Sud e Magia e le foto di Franco Pinna. A mezzo secolo di distanza da quella spedizione il sapere antropologico viene nuovamente coinvolto nella rappresentazione di Colobraro, ma stavolta è la comunità stessa a porsi come protagonista. Antropologia e fonti tradizionali vengono impiegate nella nuova narrazione per “certificare la sfortuna”, un’ufficializzazione consapevole basata sul riconoscimento della malasorte come autentica finzione culturale. In altre parole, una visione umoristica: gli abitanti di Colobraro giocano con la loro sfortuna, coinvolgendo anche turisti e visitatori in una performance teatrale che è al cuore del progetto comunitario di valorizzazione del paese.
La patente di Colobraro: la certificazione della sfortuna come strategia di patrimonializzazione
Nicola Martellozzo
2019-01-01
Abstract
Negli ultimi dieci anni la comunità di Colobraro ha cambiato radicalmente il suo rapporto con la sua fama negativa, reclamandola attivamente come tratto centrale della propria identità, e al tempo stesso rielaborando creativamente la propria memoria pubblica. In questo ripensamento del patrimonio immateriale entra in gioco anche il sapere antropologico, a partire dal contributo “fondativo” di Ernesto de Martino. L’etnografo napoletano, insieme alla sua equipe di ricerca, visiterà Colobraro durante la sua spedizione in Lucania; un soggiorno breve, che tuttavia farà conoscere il piccolo comune a migliaia di italiani attraverso le pagine di Sud e Magia e le foto di Franco Pinna. A mezzo secolo di distanza da quella spedizione il sapere antropologico viene nuovamente coinvolto nella rappresentazione di Colobraro, ma stavolta è la comunità stessa a porsi come protagonista. Antropologia e fonti tradizionali vengono impiegate nella nuova narrazione per “certificare la sfortuna”, un’ufficializzazione consapevole basata sul riconoscimento della malasorte come autentica finzione culturale. In altre parole, una visione umoristica: gli abitanti di Colobraro giocano con la loro sfortuna, coinvolgendo anche turisti e visitatori in una performance teatrale che è al cuore del progetto comunitario di valorizzazione del paese.File | Dimensione | Formato | |
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