Occuparsi di sovrani e dinastie regali, oggi, può sembrare fuori luogo e fuori tempo, ma l'antropologia ha il pregio di sfruttare l'inattualità come strumento di dépaysement e primo momento di analisi. Per questa ragione, e con questa scusa, vogliamo proporre alcune riflessioni intorno alla detronizzazione di Kwongo Dak Padieti, sovrano degli Shillukii, avvenuta nel 2016 come conseguenza della guerra civile in Sud Sudan. Come molte discipline, anche l'antropologia possiede un lessico proprio, ma più che ad un linguaggio tecnico assomiglia ad un sabir ibrido, un precipitato storico ottenuto da generazioni di incontri e contatti con l'alterità. Termini come mana, tapu, mangu, jāti, þing, e perché no, etnonimi corretti o meno come Inuit, Azande, Lapponi e Shilluk. Quest'ultimo termine rimanda inevitabilmente alla figura del reth, il sovrano Shilluk, al centro di un importante dibattito sul problema della regalità sacra e sul regicidio rituale. Esiste tutta una letteratura dedicata all'argomento, che inizia con Frazer (1911-15) e continua fino ai giorni nostri con David Graeber (2011), più di un secolo di riflessioni che testimoniano un chiaro interesse verso questo fenomeno culturale. Sarà necessario ripercorrere brevemente questo lungo percorso, ma non per aggiungere un nuovo tassello alle teorie della regalità (kingship) e della sovranità (sovereignty); piuttosto, per comprendere le implicazioni della deposizione del reth Kwongo Dak Padiet, contestualizzando il suo caso etnografico nel più ampio panorama storico e d'analisi.

Il reth è morto, evviva il reth: la detronizzazione del sovrano Shilluk nella guerra civile sud-sudanese

Nicola Martellozzo
2019-01-01

Abstract

Occuparsi di sovrani e dinastie regali, oggi, può sembrare fuori luogo e fuori tempo, ma l'antropologia ha il pregio di sfruttare l'inattualità come strumento di dépaysement e primo momento di analisi. Per questa ragione, e con questa scusa, vogliamo proporre alcune riflessioni intorno alla detronizzazione di Kwongo Dak Padieti, sovrano degli Shillukii, avvenuta nel 2016 come conseguenza della guerra civile in Sud Sudan. Come molte discipline, anche l'antropologia possiede un lessico proprio, ma più che ad un linguaggio tecnico assomiglia ad un sabir ibrido, un precipitato storico ottenuto da generazioni di incontri e contatti con l'alterità. Termini come mana, tapu, mangu, jāti, þing, e perché no, etnonimi corretti o meno come Inuit, Azande, Lapponi e Shilluk. Quest'ultimo termine rimanda inevitabilmente alla figura del reth, il sovrano Shilluk, al centro di un importante dibattito sul problema della regalità sacra e sul regicidio rituale. Esiste tutta una letteratura dedicata all'argomento, che inizia con Frazer (1911-15) e continua fino ai giorni nostri con David Graeber (2011), più di un secolo di riflessioni che testimoniano un chiaro interesse verso questo fenomeno culturale. Sarà necessario ripercorrere brevemente questo lungo percorso, ma non per aggiungere un nuovo tassello alle teorie della regalità (kingship) e della sovranità (sovereignty); piuttosto, per comprendere le implicazioni della deposizione del reth Kwongo Dak Padiet, contestualizzando il suo caso etnografico nel più ampio panorama storico e d'analisi.
2019
37
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