La tempesta Vaia (ottobre 2018) ha agito in Val di Fiemme come una sorta di “crisi rivelatrice”, mostrando nel modo più drammatico come certe modalità storiche dell’abitare il territorio fossero ormai insostenibili. Il Distretto forestale di Cavalese è stato il più colpito di tutta la provincia di Trento, con 1.400.000 m³ di schianti cui ora si aggiunge una nuova emergenza fitosanitaria provocata dalla diffusione massiccia del bostrico (Ips typographus). In un simile frangente l’approccio antropologico mette in evidenzia la specifica dimensione culturale dietro questo disastro; infatti, anche se inaspettata, la fragilità di questa valle non è una situazione emergenziale creata da Vaia: al contrario, è una condizione che si è lentamente costruita nel tempo, radicatasi insieme ai boschi. A tre anni dal disastro, amministratori, tecnici forestali e abitanti continuano a domandarsi quali misure adottare per “adattare” i nuovi boschi a fenomeni atmosferici di intensità anomale e sempre più frequenti; come assicurarsi che siano efficaci nel breve termine ma non abbiano ripercussioni negative tra qualche decennio o secolo; in altre parole, quali strategie scegliere per rigenerare i boschi di Fiemme alla luce del disastro Vaia. Questo contributo intende offrire una sintetica panoramica della nuova governance del territorio che si sta delineando, evidenziando la difficoltà di proprietari e gestori forestali nell’adozione di nuove soluzioni selvicolturali.
La tempesta e i boschi. "Disastri" climatici e ri-piantumazione in Val di Fiemme
Nicola Martellozzo
2022-01-01
Abstract
La tempesta Vaia (ottobre 2018) ha agito in Val di Fiemme come una sorta di “crisi rivelatrice”, mostrando nel modo più drammatico come certe modalità storiche dell’abitare il territorio fossero ormai insostenibili. Il Distretto forestale di Cavalese è stato il più colpito di tutta la provincia di Trento, con 1.400.000 m³ di schianti cui ora si aggiunge una nuova emergenza fitosanitaria provocata dalla diffusione massiccia del bostrico (Ips typographus). In un simile frangente l’approccio antropologico mette in evidenzia la specifica dimensione culturale dietro questo disastro; infatti, anche se inaspettata, la fragilità di questa valle non è una situazione emergenziale creata da Vaia: al contrario, è una condizione che si è lentamente costruita nel tempo, radicatasi insieme ai boschi. A tre anni dal disastro, amministratori, tecnici forestali e abitanti continuano a domandarsi quali misure adottare per “adattare” i nuovi boschi a fenomeni atmosferici di intensità anomale e sempre più frequenti; come assicurarsi che siano efficaci nel breve termine ma non abbiano ripercussioni negative tra qualche decennio o secolo; in altre parole, quali strategie scegliere per rigenerare i boschi di Fiemme alla luce del disastro Vaia. Questo contributo intende offrire una sintetica panoramica della nuova governance del territorio che si sta delineando, evidenziando la difficoltà di proprietari e gestori forestali nell’adozione di nuove soluzioni selvicolturali.File | Dimensione | Formato | |
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