La storia della P2 e dei suoi affiliati si intreccia con quella dei servizi deviati, dello stragismo di Stato (frutto della strategia della tensione e della contrapposizione Est-Ovest), delle Br e del rapimento Moro; ri- guarda i rapporti tra imprenditori, politica, mafia, massoneria e Vati- cano, passando dal «piano Solo» al golpe Borghese, dal crack del Banco ambrosiano alla morte di Calvi e Sindona, dalla banda della Magliana all’Opus Dei, da Tangentopoli al dossier Mitrokhin; eventi successivi ma legati ai personaggi della loggia segreta. Storie di un’Italia oscura che si intrecciano, e che, spesso, intersecano la strada di Silvio Berlusconi e dei suoi sodali. Questo libro non vuole essere l’ennesima pubblicazione sulla storia della P2 e dei suoi iscritti, ma si propone di svelare come i membri della loggia segreta, che il Maestro Venerabile Licio Gelli chiamava «l’Istitu- zione», siano sopravvissuti allo scandalo degli anni ’80, e abbiano trova- to lavoro, aiuto e protezione all’ombra dell’impero di Berlusconi, che si fece strada come imprenditore, prima come costruttore, poi come edi- tore, poi come politico, finendo per occuparsi infine pressoché di tutto, partendo proprio dal periodo di massima espansione della loggia di Li- cio Gelli. Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantan- te e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all’amico Fedele Con- falonieri, e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all’amico Guido Possa, Berlusconi iniziò l’attività di agente immobiliare, per poi mettersi in proprio grazie ad anonimi ed ingenti capitali prove- nienti da misteriose finanziarie e fiduciarie svizzere legate all’Opus Dei e al Vaticano. L’attività di costruttore del Cavaliere, tuttavia, incontra non poche difficoltà, finché non entra nel giro della P2 di Calvi e Sindo- na, che riciclano il denaro di Cosa nostra attraverso la Banca Rasini di Milano, il cui direttore generale è il padre del futuro premier. In questo giro vorticoso di denaro si intrecciano le vicende dello Ior di Paul Mar- cinkus ed il fallimento del Banco ambrosiano, coinvolti attraverso par- tecipazioni in fiduciarie off-shore alla costituzione della prima società di Berlusconi, l’Immobiliare San Martino, amministrata dal fiancheg- giatore della mafia Marcello Dell’Utri, e costituita allo scopo di gestire la villa di Arcore acquistata tramite Cesare Previti. Antiche amicizie legate da affari comuni e segreti inconfessabili, come la corruzione del giudice del lodo Mondadori. Dopo la bufera politica successiva al ritrovamento delle liste di Ca- stiglion Fibocchi, si ebbe una sorta di temporanea epurazione degli aderenti alla loggia, in realtà agevolata dal ridotto desiderio degli inte- ressati di restare sotto i riflettori, e molti piduisti, come il capogruppo dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, si eclissarono dalle cariche più in vista, o si fecero da parte per poi ripresentarsi qualche tempo dopo. Nonostante lo scioglimento, decretato dalla Legge 25 gennaio 1982, n. 17, la P2 è ancora attiva. Lo sono, perlomeno, molti dei suoi compo- nenti. I piduisti che ricoprivano incarichi pubblici sono scomparsi per qualche tempo, per riaffacciarsi alla ribalta in coincidenza con la discesa in campo di Berlusconi, e la fondazione di Forza Italia. Nel frattempo, sono stati tenuti a galla da una vera e propria rete di solidarietà, che ricorda molto Odessa, l’organizzazione segreta nata dopo la fine della seconda guerra mondiale per proteggere i nazisti. Qualcuno ha trovato lavoro in Mediaset (il direttore di Canale 5, Massimo Donelli, Maurizio Costanzo, Roberto Gervaso, il medico di Gelli Fabrizio Tifone Trecca, o il produttore Angelo Rizzoli, la cui moglie è parlamentare del Pdl), altri per Mondadori (Paolo Mosca); altri ancora occupano posti statali o parastatali di nomina politica. Non tutti gli ex piduisti, ovviamente, oc- cupano posti di rilievo, ma hanno comunque risalito la china, aiutati dai «fratelli» più fortunati. I magistrati della Procura di Roma che indagano sull’intreccio tra politica, mafia, affari e magistrati, che vede coinvolti esponenti politici di primo piano della maggioranza e del governo − tra i quali il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo − ha ribattezzato il fenomeno «Nuova P2». Di «un vero e proprio “sistema parallelo” e surrettizio gestito sia da soggetti formalmente estranei alle istituzioni pubbliche e alla pubblica amministrazione sia, invece, da soggetti espressione delle istituzioni dello Stato» parlano i pubblici ministeri napoletani che indagano sul- la loggia «P4», un «sodalizio criminoso, unitamente ad altri esponenti delle istituzioni dello Stato e del “mondo degli affari”, costituito e man- tenuto in vita allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l’amministrazione della giustizia». Una nuova indagine che, secondo gli inquirenti, vede al centro Luigi Bisignani, ex piduista considerato tra i più influenti nei palazzi romani, legato da un rapporto di lunga data al sottosegretario Gianni Letta, «autorità delegata» del presidente del Consiglio Berlusco- ni ai servizi di informazione e sicurezza. Una nuova indagine che ha origini antiche.

Dalla P2 alla P4. Trent’anni di politica e affari all’ombra di Berlusconi

Marsili m
Writing – Original Draft Preparation
2011-01-01

Abstract

La storia della P2 e dei suoi affiliati si intreccia con quella dei servizi deviati, dello stragismo di Stato (frutto della strategia della tensione e della contrapposizione Est-Ovest), delle Br e del rapimento Moro; ri- guarda i rapporti tra imprenditori, politica, mafia, massoneria e Vati- cano, passando dal «piano Solo» al golpe Borghese, dal crack del Banco ambrosiano alla morte di Calvi e Sindona, dalla banda della Magliana all’Opus Dei, da Tangentopoli al dossier Mitrokhin; eventi successivi ma legati ai personaggi della loggia segreta. Storie di un’Italia oscura che si intrecciano, e che, spesso, intersecano la strada di Silvio Berlusconi e dei suoi sodali. Questo libro non vuole essere l’ennesima pubblicazione sulla storia della P2 e dei suoi iscritti, ma si propone di svelare come i membri della loggia segreta, che il Maestro Venerabile Licio Gelli chiamava «l’Istitu- zione», siano sopravvissuti allo scandalo degli anni ’80, e abbiano trova- to lavoro, aiuto e protezione all’ombra dell’impero di Berlusconi, che si fece strada come imprenditore, prima come costruttore, poi come edi- tore, poi come politico, finendo per occuparsi infine pressoché di tutto, partendo proprio dal periodo di massima espansione della loggia di Li- cio Gelli. Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantan- te e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all’amico Fedele Con- falonieri, e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all’amico Guido Possa, Berlusconi iniziò l’attività di agente immobiliare, per poi mettersi in proprio grazie ad anonimi ed ingenti capitali prove- nienti da misteriose finanziarie e fiduciarie svizzere legate all’Opus Dei e al Vaticano. L’attività di costruttore del Cavaliere, tuttavia, incontra non poche difficoltà, finché non entra nel giro della P2 di Calvi e Sindo- na, che riciclano il denaro di Cosa nostra attraverso la Banca Rasini di Milano, il cui direttore generale è il padre del futuro premier. In questo giro vorticoso di denaro si intrecciano le vicende dello Ior di Paul Mar- cinkus ed il fallimento del Banco ambrosiano, coinvolti attraverso par- tecipazioni in fiduciarie off-shore alla costituzione della prima società di Berlusconi, l’Immobiliare San Martino, amministrata dal fiancheg- giatore della mafia Marcello Dell’Utri, e costituita allo scopo di gestire la villa di Arcore acquistata tramite Cesare Previti. Antiche amicizie legate da affari comuni e segreti inconfessabili, come la corruzione del giudice del lodo Mondadori. Dopo la bufera politica successiva al ritrovamento delle liste di Ca- stiglion Fibocchi, si ebbe una sorta di temporanea epurazione degli aderenti alla loggia, in realtà agevolata dal ridotto desiderio degli inte- ressati di restare sotto i riflettori, e molti piduisti, come il capogruppo dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, si eclissarono dalle cariche più in vista, o si fecero da parte per poi ripresentarsi qualche tempo dopo. Nonostante lo scioglimento, decretato dalla Legge 25 gennaio 1982, n. 17, la P2 è ancora attiva. Lo sono, perlomeno, molti dei suoi compo- nenti. I piduisti che ricoprivano incarichi pubblici sono scomparsi per qualche tempo, per riaffacciarsi alla ribalta in coincidenza con la discesa in campo di Berlusconi, e la fondazione di Forza Italia. Nel frattempo, sono stati tenuti a galla da una vera e propria rete di solidarietà, che ricorda molto Odessa, l’organizzazione segreta nata dopo la fine della seconda guerra mondiale per proteggere i nazisti. Qualcuno ha trovato lavoro in Mediaset (il direttore di Canale 5, Massimo Donelli, Maurizio Costanzo, Roberto Gervaso, il medico di Gelli Fabrizio Tifone Trecca, o il produttore Angelo Rizzoli, la cui moglie è parlamentare del Pdl), altri per Mondadori (Paolo Mosca); altri ancora occupano posti statali o parastatali di nomina politica. Non tutti gli ex piduisti, ovviamente, oc- cupano posti di rilievo, ma hanno comunque risalito la china, aiutati dai «fratelli» più fortunati. I magistrati della Procura di Roma che indagano sull’intreccio tra politica, mafia, affari e magistrati, che vede coinvolti esponenti politici di primo piano della maggioranza e del governo − tra i quali il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo − ha ribattezzato il fenomeno «Nuova P2». Di «un vero e proprio “sistema parallelo” e surrettizio gestito sia da soggetti formalmente estranei alle istituzioni pubbliche e alla pubblica amministrazione sia, invece, da soggetti espressione delle istituzioni dello Stato» parlano i pubblici ministeri napoletani che indagano sul- la loggia «P4», un «sodalizio criminoso, unitamente ad altri esponenti delle istituzioni dello Stato e del “mondo degli affari”, costituito e man- tenuto in vita allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l’amministrazione della giustizia». Una nuova indagine che, secondo gli inquirenti, vede al centro Luigi Bisignani, ex piduista considerato tra i più influenti nei palazzi romani, legato da un rapporto di lunga data al sottosegretario Gianni Letta, «autorità delegata» del presidente del Consiglio Berlusco- ni ai servizi di informazione e sicurezza. Una nuova indagine che ha origini antiche.
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