Due opere pressoché identiche vengono dipinte a distanza di più di un secolo l’una dall’altra: la prima, una tela barocca, copia la seconda, un prototipo genericamente veronesiano. Nulla di strano, non fosse che una rappresenta un’allegoria sacra, la Carità, mentre la seconda è invece un’eroina profana, Cleopatra. A loro volta questi due dipinti derivano da altri, una combinazione di sante martiri ed eroine classiche nate nella bottega veneziana di Paolo Veronese. Un mezzo busto dagli occhi rivolti al cielo, le labbra socchiuse, una mano sul cuore – o sul seno, a seconda dei punti di vista - : variano gli attributi, si scopre e si ricopre un seno, ma non cambia la sostanza. Ecco creato un pathosformel, una formula di pathos di successo. Cosa permette a queste cortigiane contemporanee di passare indenni i confini del sacro e del profano attraverso i secoli, senza alcuna contraddizione? Da un lato, il tema dell’estasi, vero soggetto di questi dipinti. Dall’altro, la categoria dell’estetica, ciò che le rende opere d’arte degne del gabinetto di pitture di un amatore. Un percorso artistico tra elementi antitetici come copia e creazione, morte ed eternità, eros e santità, l’eccitamento dei sensi dentro e fuori la tela dipinta svela come, con assoluta coerenza, una cortigiana veneziana può essere allo stesso tempo creatura sacra e profana.
Estetiche, estatiche, ero(t)iche. Mezzibusti veneziani tra Sacro e Profano.
Lorenzo Gigante
2019-01-01
Abstract
Due opere pressoché identiche vengono dipinte a distanza di più di un secolo l’una dall’altra: la prima, una tela barocca, copia la seconda, un prototipo genericamente veronesiano. Nulla di strano, non fosse che una rappresenta un’allegoria sacra, la Carità, mentre la seconda è invece un’eroina profana, Cleopatra. A loro volta questi due dipinti derivano da altri, una combinazione di sante martiri ed eroine classiche nate nella bottega veneziana di Paolo Veronese. Un mezzo busto dagli occhi rivolti al cielo, le labbra socchiuse, una mano sul cuore – o sul seno, a seconda dei punti di vista - : variano gli attributi, si scopre e si ricopre un seno, ma non cambia la sostanza. Ecco creato un pathosformel, una formula di pathos di successo. Cosa permette a queste cortigiane contemporanee di passare indenni i confini del sacro e del profano attraverso i secoli, senza alcuna contraddizione? Da un lato, il tema dell’estasi, vero soggetto di questi dipinti. Dall’altro, la categoria dell’estetica, ciò che le rende opere d’arte degne del gabinetto di pitture di un amatore. Un percorso artistico tra elementi antitetici come copia e creazione, morte ed eternità, eros e santità, l’eccitamento dei sensi dentro e fuori la tela dipinta svela come, con assoluta coerenza, una cortigiana veneziana può essere allo stesso tempo creatura sacra e profana.I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.