Il processo di c.d. “digitalizzazione” e lo sviluppo delle cripto attività hanno sollevato importanti interrogativi sulla tenuta dei regimi normativi esistenti e sulle strategie regolatorie più efficaci per disciplinare questi fenomeni, anche con riguardo alla normativa antiriciclaggio. Le nuove modalità di circolazione della ricchezza abilitate grazie alle tecnologie a registro distribuito hanno, infatti, sollevato un articolato ventaglio di questioni relative non soltanto all’applicabilità o meno dei requisiti (id est, adeguata verifica della clientela, obbligo di conservazione e obbligo di segnalazione di operazione sospetta), ma anche alla necessità, più in generale, di un profondo ripensamento dell’architettura “istituzionale” e “sostanziale” dell’intera disciplina antiriciclaggio. In questa prospettiva, il presente lavoro monografico esamina il recente fermento regolatorio valorizzando come il fil rouge che attraversa e tiene uniti i più recenti interventi di aggiornamento della materia (la IV e V direttiva antiriciclaggio) e pure la riforma organica del diritto antiriciclaggio europeo presentata dalla Commissione Europea è, tra le altre cose, la centralità del protocollo organizzativo d’impresa. Ciò si pone in linea di continuità con la tendenza della legislazione bancaria di valorizzare sempre più l’importanza di dotare l’ente creditizio di un insieme di presìdi interni idonei a governare il rischio cui l’ente stesso è esposto. In particolare, il diritto speciale delle banche si è spinto ad “istituzionalizzare” il sistema dei controlli interni, quale componenti essenziale di un assetto organizzativo adeguato, e cioè idoneo a supportare le figure amministrative nella gestione dei rischi. La funzionalizzazione del sistema dei controlli interni al perseguimento delle finalità dell’ordinamento creditizio va interpretata in modo estensivo e cioè come capacità dei presìdi organizzativi, tra le altre cose, di assicurare che l’operatività dell’intermediario sia improntata ad un canone di condotta conforme ai diversi regimi regolamentari ai quali è sottoposto. Sicché, la regolamentazione secondaria in materia di sistema dei controlli interna configura soltanto la cornice generale del sistema dei controlli aziendali, ossia una sorta di “normativa quadro” che dovrà essere integrata e completata dalle specifiche regolamentazioni di settore, tra le quali spicca senz’altro anche quella antiriciclaggio. Coerentemente con l’enfasi posta sul protocollo organizzativo dal diritto delle banche, anche la normativa antiriciclaggio rafforza il nesso esistente tra “sistema dei controlli interni” e “governo del rischio”, in ossequio anche al c.d. risk-based approach che informa l’assetto antiriciclaggio. Coerentemente con l’enfasi posta sul protocollo organizzativo dal diritto delle banche, anche la normativa antiriciclaggio rafforza il nesso esistente tra “sistema dei controlli interni” e “governo del rischio”, in ossequio anche al c.d. risk-based approach che informa l’assetto antiriciclaggio. La Direttiva 2015/849/UE (la quarta in materia), come poi aggiornata dalla Direttiva 2018/843/UE (anche nota come “V Direttiva antiriciclaggio”) ha infatti valorizzato il ruolo del rischio di riciclaggio nel concretizzare il dovere organizzativo imposto ai destinatari della disciplina. Questo esercizio di analisi (ossia la valutazione del rischio antiriciclaggio) assume una peculiare rilevanza con riguardo alla gestione dell’impresa, poiché configura un momento decisivo per determinare il contenuto dell’obbligo di allestire un assetto organizzativo adeguato. Esso assume rilievo non tanto in sé considerato, ma come momento funzionale a determinare come l’impresa deve essere organizzata per far fronte al rischio identificato. A fronte dei cambiamenti connessi con la finanza digitale e la diffusione delle cripto attività, gli sviluppi futuri della normativa antiriciclaggio vanno nella direzione di sviluppare ulteriormente il nesso esistente tra la “valutazione del rischio” e l’allestimento dei “presìdi interni”, enfatizzando il rapporto funzionale del primo momento (valutativo) rispetto al secondo momento (organizzativo). La riforma organica del diritto antiriciclaggio europeo conferma quanto importante e stretto (ma soprattutto critico) sia il legame tra valutazione del rischio, gestione del rischio e assetti organizzativi interni.

Il sistema dei controlli interni delle banche e la gestione del rischio di riciclaggio

Andrea Minto
2023-01-01

Abstract

Il processo di c.d. “digitalizzazione” e lo sviluppo delle cripto attività hanno sollevato importanti interrogativi sulla tenuta dei regimi normativi esistenti e sulle strategie regolatorie più efficaci per disciplinare questi fenomeni, anche con riguardo alla normativa antiriciclaggio. Le nuove modalità di circolazione della ricchezza abilitate grazie alle tecnologie a registro distribuito hanno, infatti, sollevato un articolato ventaglio di questioni relative non soltanto all’applicabilità o meno dei requisiti (id est, adeguata verifica della clientela, obbligo di conservazione e obbligo di segnalazione di operazione sospetta), ma anche alla necessità, più in generale, di un profondo ripensamento dell’architettura “istituzionale” e “sostanziale” dell’intera disciplina antiriciclaggio. In questa prospettiva, il presente lavoro monografico esamina il recente fermento regolatorio valorizzando come il fil rouge che attraversa e tiene uniti i più recenti interventi di aggiornamento della materia (la IV e V direttiva antiriciclaggio) e pure la riforma organica del diritto antiriciclaggio europeo presentata dalla Commissione Europea è, tra le altre cose, la centralità del protocollo organizzativo d’impresa. Ciò si pone in linea di continuità con la tendenza della legislazione bancaria di valorizzare sempre più l’importanza di dotare l’ente creditizio di un insieme di presìdi interni idonei a governare il rischio cui l’ente stesso è esposto. In particolare, il diritto speciale delle banche si è spinto ad “istituzionalizzare” il sistema dei controlli interni, quale componenti essenziale di un assetto organizzativo adeguato, e cioè idoneo a supportare le figure amministrative nella gestione dei rischi. La funzionalizzazione del sistema dei controlli interni al perseguimento delle finalità dell’ordinamento creditizio va interpretata in modo estensivo e cioè come capacità dei presìdi organizzativi, tra le altre cose, di assicurare che l’operatività dell’intermediario sia improntata ad un canone di condotta conforme ai diversi regimi regolamentari ai quali è sottoposto. Sicché, la regolamentazione secondaria in materia di sistema dei controlli interna configura soltanto la cornice generale del sistema dei controlli aziendali, ossia una sorta di “normativa quadro” che dovrà essere integrata e completata dalle specifiche regolamentazioni di settore, tra le quali spicca senz’altro anche quella antiriciclaggio. Coerentemente con l’enfasi posta sul protocollo organizzativo dal diritto delle banche, anche la normativa antiriciclaggio rafforza il nesso esistente tra “sistema dei controlli interni” e “governo del rischio”, in ossequio anche al c.d. risk-based approach che informa l’assetto antiriciclaggio. Coerentemente con l’enfasi posta sul protocollo organizzativo dal diritto delle banche, anche la normativa antiriciclaggio rafforza il nesso esistente tra “sistema dei controlli interni” e “governo del rischio”, in ossequio anche al c.d. risk-based approach che informa l’assetto antiriciclaggio. La Direttiva 2015/849/UE (la quarta in materia), come poi aggiornata dalla Direttiva 2018/843/UE (anche nota come “V Direttiva antiriciclaggio”) ha infatti valorizzato il ruolo del rischio di riciclaggio nel concretizzare il dovere organizzativo imposto ai destinatari della disciplina. Questo esercizio di analisi (ossia la valutazione del rischio antiriciclaggio) assume una peculiare rilevanza con riguardo alla gestione dell’impresa, poiché configura un momento decisivo per determinare il contenuto dell’obbligo di allestire un assetto organizzativo adeguato. Esso assume rilievo non tanto in sé considerato, ma come momento funzionale a determinare come l’impresa deve essere organizzata per far fronte al rischio identificato. A fronte dei cambiamenti connessi con la finanza digitale e la diffusione delle cripto attività, gli sviluppi futuri della normativa antiriciclaggio vanno nella direzione di sviluppare ulteriormente il nesso esistente tra la “valutazione del rischio” e l’allestimento dei “presìdi interni”, enfatizzando il rapporto funzionale del primo momento (valutativo) rispetto al secondo momento (organizzativo). La riforma organica del diritto antiriciclaggio europeo conferma quanto importante e stretto (ma soprattutto critico) sia il legame tra valutazione del rischio, gestione del rischio e assetti organizzativi interni.
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