Negli ultimi decenni studi di psicotraumatologia clinica associati all’investigazione letteraria hanno evidenziato come la scriptoterapia sia un esercizio terapeutico efficace per combattere i sintomi dell’analfabetismo emozionale, prima risposta di un soggetto sottoposto a forte shock traumatico. Forme testimoniali orali o scritte rappresentano il risultato degli sforzi comunicativi della vittima, di cui il destinatario del messaggio assume un ruolo determinante. La presa di coscienza sociale è infatti fondamentale: la testimonianza da sola non basta per affrontare il trauma esperito e necessita di dialogismo; l’empatia dell’audience - sia essa il semplice psicoanalista - è di primaria importanza per l’elaborazione del trauma e la sua guarigione. Questo breve studio intende dimostrare come la recente risposta letteraria alla triplice catastrofe dell’11 marzo 2011 avvalori l’importanza attribuita al ruolo del lettore dagli studi di psicanalisi applicati al prodotto letterario. La ricerca si snoda in quattro differenti fasi: una prima introduzione agli studi teorici nel campo della scriptoterapia; una seconda sezione che indaga il rapporto tra catastrofe e trauma trasposto in prodotto letterario attraverso la chiave di lettura nota come 3.11 e infine, una selezione di testi che approcciano il tema del Daishinsai e dell’incidente nucleare di Fukushima Daiichi attraverso la pluralità di stili (poetico, fictional e nonfictional) prestando particolare attenzione al target del prodotto letterario e alle dinamiche messe in atto dall’autore per sollecitare la compartecipazione attiva del lettore. Nelle conclusioni si cercherà di evidenziare la validità della teoria scriptoterapica osservando come, indipendentemente dalla diversa natura del prodotto letterario, non è l’autore, bensì il lettore che, attraverso la ricezione e la risposta empatica, consente all’opera testimoniale di diventare tale e attivare così il processo di guarigione dal trauma.
Il ruolo attivo del lettore nella produzione letteraria post 3.11
veronica de pieri
2020-01-01
Abstract
Negli ultimi decenni studi di psicotraumatologia clinica associati all’investigazione letteraria hanno evidenziato come la scriptoterapia sia un esercizio terapeutico efficace per combattere i sintomi dell’analfabetismo emozionale, prima risposta di un soggetto sottoposto a forte shock traumatico. Forme testimoniali orali o scritte rappresentano il risultato degli sforzi comunicativi della vittima, di cui il destinatario del messaggio assume un ruolo determinante. La presa di coscienza sociale è infatti fondamentale: la testimonianza da sola non basta per affrontare il trauma esperito e necessita di dialogismo; l’empatia dell’audience - sia essa il semplice psicoanalista - è di primaria importanza per l’elaborazione del trauma e la sua guarigione. Questo breve studio intende dimostrare come la recente risposta letteraria alla triplice catastrofe dell’11 marzo 2011 avvalori l’importanza attribuita al ruolo del lettore dagli studi di psicanalisi applicati al prodotto letterario. La ricerca si snoda in quattro differenti fasi: una prima introduzione agli studi teorici nel campo della scriptoterapia; una seconda sezione che indaga il rapporto tra catastrofe e trauma trasposto in prodotto letterario attraverso la chiave di lettura nota come 3.11 e infine, una selezione di testi che approcciano il tema del Daishinsai e dell’incidente nucleare di Fukushima Daiichi attraverso la pluralità di stili (poetico, fictional e nonfictional) prestando particolare attenzione al target del prodotto letterario e alle dinamiche messe in atto dall’autore per sollecitare la compartecipazione attiva del lettore. Nelle conclusioni si cercherà di evidenziare la validità della teoria scriptoterapica osservando come, indipendentemente dalla diversa natura del prodotto letterario, non è l’autore, bensì il lettore che, attraverso la ricezione e la risposta empatica, consente all’opera testimoniale di diventare tale e attivare così il processo di guarigione dal trauma.File | Dimensione | Formato | |
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