Rapid Response Collecting è una forma originale di ampliamento della collezione del Victoria and Albert Museum di Londra. Consiste nel selezionare oggetti apparentemente banali e insignificanti e nell’esporli in una sezione speciale del museo, che è comunque parte della collezione di design contemporaneo. Lo scopo è quello di richiamare attraverso gli oggetti eventi che abbiano avuto un certo clamore mediatico internazionale nel passato prossimo. Il design espositivo è una forma di mise-en-récit dell’oggetto piuttosto neutra e informativa che attiva memorie collettive e personali. Lo spettatore è così invitato a osservare un oggetto quotidiano con sguardo straniato, come se appartenesse a una cultura non sua. Il caso di questa strategia espositiva è il punto di partenza per ragionare sullo statuto semiotico dell’oggetto esposto in un museo del design: nelle collezioni permanenti, il più delle volte, questo è esemplare tra i tanti che serve per parlare dell’innovazione tecnologica e sociale introdotta dal modello. In questo senso l’oggetto è dotato di un’identità specifica che lo lega a un particolare modello (Goodman, 1976; Prieto, 1988). In altri casi, l’oggetto, pur restando sempre esemplare prodotto in serie, mostra un legame speciale e materiale con un evento: in questo senso è “oggetto testimone”, perché, toccato dalla storia e dai suoi protagonisti, ne condensa le vicende e ne costruisce il racconto (Fontanille, 2003). L’autenticità, che ha una diversa gradazione a seconda del tipo di oggetto esaminato, diventa una strategia retorica, legata alle forme di veridizione, finalizzata a presentificare l’evento: l’oggetto infatti può essere un semplice pretesto per attivare una narrazione, restando di per sè sostituibile e senza valore, oppure può presentarsi come occorrenza unica che reca le tracce dell’evento, dotandosi così dell’aura di unicità tipica dell’opera d’arte.
Da esemplari a testimoni: Ridefinire il valore degli oggetti nei musei del design
Burgio V
2016-01-01
Abstract
Rapid Response Collecting è una forma originale di ampliamento della collezione del Victoria and Albert Museum di Londra. Consiste nel selezionare oggetti apparentemente banali e insignificanti e nell’esporli in una sezione speciale del museo, che è comunque parte della collezione di design contemporaneo. Lo scopo è quello di richiamare attraverso gli oggetti eventi che abbiano avuto un certo clamore mediatico internazionale nel passato prossimo. Il design espositivo è una forma di mise-en-récit dell’oggetto piuttosto neutra e informativa che attiva memorie collettive e personali. Lo spettatore è così invitato a osservare un oggetto quotidiano con sguardo straniato, come se appartenesse a una cultura non sua. Il caso di questa strategia espositiva è il punto di partenza per ragionare sullo statuto semiotico dell’oggetto esposto in un museo del design: nelle collezioni permanenti, il più delle volte, questo è esemplare tra i tanti che serve per parlare dell’innovazione tecnologica e sociale introdotta dal modello. In questo senso l’oggetto è dotato di un’identità specifica che lo lega a un particolare modello (Goodman, 1976; Prieto, 1988). In altri casi, l’oggetto, pur restando sempre esemplare prodotto in serie, mostra un legame speciale e materiale con un evento: in questo senso è “oggetto testimone”, perché, toccato dalla storia e dai suoi protagonisti, ne condensa le vicende e ne costruisce il racconto (Fontanille, 2003). L’autenticità, che ha una diversa gradazione a seconda del tipo di oggetto esaminato, diventa una strategia retorica, legata alle forme di veridizione, finalizzata a presentificare l’evento: l’oggetto infatti può essere un semplice pretesto per attivare una narrazione, restando di per sè sostituibile e senza valore, oppure può presentarsi come occorrenza unica che reca le tracce dell’evento, dotandosi così dell’aura di unicità tipica dell’opera d’arte.File | Dimensione | Formato | |
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