A fronte dell’ampio spazio riservato, nei "Discorsi dell’arte poetica" prima e nei "Discorsi del poema eroico" poi, alla riflessione sull’epica, Tasso non dedica alla teoria sulla poesia lirica una trattazione sistematica. Pure, un imprescindibile strumento esegetico in tal senso è rappresentato dal commento ad alcuni testi di poeti contemporanei: la "Lezione sul sonetto di Della Casa", le "Considerazioni sulle tre canzoni di Pigna", il dialogo "La Cavaletta overo de la poesia toscana". In particolare, utili indicazioni (e non solo sul piano dell’elocutio) provengono dalle menzioni degli «antichi dicitori» e di Petrarca, dal confronto con i quali sembra dover necessariamente passare la canonizzazione dei moderni. Sulla base di questi presupposti, il saggio indaga le modalità attraverso cui la produzione lirica ‘antica’ in volgare è sfruttata da Tasso per definire il quadro all’interno del quale siano da ricondurre determinate scelte adottate nei testi da lui analizzati o, al contrario, per disegnare lo sfondo rispetto al quale si staglino eventuali deviazioni dalla norma. Una porzione rilevante del saggio è dedicata poi all’esame dei riutilizzi tassiani del "De vulgari eloquentia", fruito a partire non dal testo latino fornito da Iacopo Corbinelli nel 1577 ma dal volgarizzamento trissiniano a stampa già dal 1529, come provano i non pochi riscontri testuali di cui si rende puntualmente conto.

Le "auctoritates" volgari nei commenti tassiani: alcuni rilievi sulla ‘Lezione’, le ‘Considerazioni’ e ‘La Cavaletta’

davoli francesco
2022-01-01

Abstract

A fronte dell’ampio spazio riservato, nei "Discorsi dell’arte poetica" prima e nei "Discorsi del poema eroico" poi, alla riflessione sull’epica, Tasso non dedica alla teoria sulla poesia lirica una trattazione sistematica. Pure, un imprescindibile strumento esegetico in tal senso è rappresentato dal commento ad alcuni testi di poeti contemporanei: la "Lezione sul sonetto di Della Casa", le "Considerazioni sulle tre canzoni di Pigna", il dialogo "La Cavaletta overo de la poesia toscana". In particolare, utili indicazioni (e non solo sul piano dell’elocutio) provengono dalle menzioni degli «antichi dicitori» e di Petrarca, dal confronto con i quali sembra dover necessariamente passare la canonizzazione dei moderni. Sulla base di questi presupposti, il saggio indaga le modalità attraverso cui la produzione lirica ‘antica’ in volgare è sfruttata da Tasso per definire il quadro all’interno del quale siano da ricondurre determinate scelte adottate nei testi da lui analizzati o, al contrario, per disegnare lo sfondo rispetto al quale si staglino eventuali deviazioni dalla norma. Una porzione rilevante del saggio è dedicata poi all’esame dei riutilizzi tassiani del "De vulgari eloquentia", fruito a partire non dal testo latino fornito da Iacopo Corbinelli nel 1577 ma dal volgarizzamento trissiniano a stampa già dal 1529, come provano i non pochi riscontri testuali di cui si rende puntualmente conto.
2022
Leggere, commentare, postillare nel Rinascimento. I classici in versi della modernità
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