Spesso si adotta da parte delle comunità accademiche un atteggiamento fortemente critico nei riguardi della società, nel momento stesso in cui, però, si fa professione di conservatorismo rispetto ai problemi di legittimazione del proprio ruolo. La contraddizione, poi, si aggrava nel momento in cui il corpo docente delle Università sviluppa consapevolezza del fatto che, in tutti i Paesi industrializzati, le Università hanno subito negli ultimi vent’anni una mutazione genetica quanto alla loro struttura organizzativa: da università assembleari (in cui gli equilibri interni risultavano regolati fondamentalmente da principi di democrazia) esse si sono via via trasformate in organizzazioni target oriented, sempre più sottoposte a principi di governance e di controlli di efficienza, che non di rado antepongono il rispetto delle procedure al raggiungimento di risultati di qualità, tanto nella ricerca quanto nella didattica. Laddove, poi, come nel nostro Paese, la Legge 240 ha di fatto separato la linea della responsabilità gestionale e amministrativa da quella della ricerca e dell’offerta formativa, ciò ha consentito l’affermarsi di logiche econometriche ed efficientistiche a scapito della convivenza e del rispetto tra le diverse componenti della vita universitaria. Si è sviluppata così una frammentazione crescente di interessi microcorporativi e spesso una balcanizzazione di corpi separati. In breve un gioco di specchi, dove le deficienze dell’uno deformano le intenzioni e l’azione degli altri, con conseguenze negative sullo sviluppo complessivo di quelle comunità di ricerca e didattica, che alfine comunità più non sono

Innovazione. Un'idea per l'Università del XXI secolo

MARGIOTTA, Umberto
2014-01-01

Abstract

Spesso si adotta da parte delle comunità accademiche un atteggiamento fortemente critico nei riguardi della società, nel momento stesso in cui, però, si fa professione di conservatorismo rispetto ai problemi di legittimazione del proprio ruolo. La contraddizione, poi, si aggrava nel momento in cui il corpo docente delle Università sviluppa consapevolezza del fatto che, in tutti i Paesi industrializzati, le Università hanno subito negli ultimi vent’anni una mutazione genetica quanto alla loro struttura organizzativa: da università assembleari (in cui gli equilibri interni risultavano regolati fondamentalmente da principi di democrazia) esse si sono via via trasformate in organizzazioni target oriented, sempre più sottoposte a principi di governance e di controlli di efficienza, che non di rado antepongono il rispetto delle procedure al raggiungimento di risultati di qualità, tanto nella ricerca quanto nella didattica. Laddove, poi, come nel nostro Paese, la Legge 240 ha di fatto separato la linea della responsabilità gestionale e amministrativa da quella della ricerca e dell’offerta formativa, ciò ha consentito l’affermarsi di logiche econometriche ed efficientistiche a scapito della convivenza e del rispetto tra le diverse componenti della vita universitaria. Si è sviluppata così una frammentazione crescente di interessi microcorporativi e spesso una balcanizzazione di corpi separati. In breve un gioco di specchi, dove le deficienze dell’uno deformano le intenzioni e l’azione degli altri, con conseguenze negative sullo sviluppo complessivo di quelle comunità di ricerca e didattica, che alfine comunità più non sono
2014
12
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