É ancora possibile adottare l’espressione “corporate finance” (finanza aziendale o d’impresa) in un ambiente economico dove la definizione dei confini d’impresa assume complessità gradualmente maggiori? Probabilmente non più! La natura dell’impresa si sta evolvendo in relazione alle necessità dettate dalla competizione nell’economia moderna. In particolare, la necessità di soddisfare una domanda caratterizzata da bisogni in continua evoluzione ed altamente specifici, unita alla necessità di specializzazione nell’uso dei fattori produttivi, spinge verso un’evoluzione continua dello stesso concetto d’impresa. Barney e Ouchi (1986) riportano una vasta serie di studi e spiegano come certe transazioni siano meglio gestite attraverso forme organizzative intermedie tra mercato e gerarchia. All’interno di tale approccio Coase (1937) sostiene che le grandi corporations si generano unicamente nel caso che queste forme organizzative risultino maggiormente efficienti rispetto al mercato. Negli altri casi è possibile che esista un mercato efficiente oppure che sia necessario l’approccio attraverso forme ibride (c.d. quasi-organizzazioni). Un esempio d forme ibride è il caso di transazioni effettuate all’interno di un mercato che però è regolato da dinamiche tipiche di un clan (si veda Alchian, Demsetz, Hirshleifer, Akerlof e Williamson in Barney e Ouchi, 1986). Le PMI sono un chiaro esempio della manifestazione di queste dinamiche duali (mercato e clan). Le PMI più performanti a livello globale, infatti, competono sempre più sfruttando un assetto coordinato di azioni e strategie all’interno di un network od un cluster (Nkongolo-Bakenda 2002). A volte queste strategie coordinate derivano dalla natura del prodotto venduto (per es. nel caso di catene di imprese); in altri casi, è la tecnologia a fornire il maggior contributo al vantaggio competitivo di un cluster (per es. nei distretti). In entrambi i casi i network di imprese agiscono similmente ad un unico soggetto economico, mentre le relazioni interne allo stesso network sono basate su scambi di mercato assistiti da dinamiche di clan. Questo assetto organizzativo permette ad ogni membro della rete di specializzarsi nelle competenze per cui presenta maggiore efficienza. Il network d’imprese, però, può beneficiare di queste specializzazioni ottimali, se e solo se l’organizzazione delle transazioni al suo interno è quanto più vasta possibile.

“Corporate Finance…What else?” Il caso dei Network Produttivi nel Nord-Est e della “Scaffolding Finance” Operata dai loro Leader.

Mestroni, Mattia;BASILICO, ELISABETTA;MANTOVANI, Guido Massimiliano
2014-01-01

Abstract

É ancora possibile adottare l’espressione “corporate finance” (finanza aziendale o d’impresa) in un ambiente economico dove la definizione dei confini d’impresa assume complessità gradualmente maggiori? Probabilmente non più! La natura dell’impresa si sta evolvendo in relazione alle necessità dettate dalla competizione nell’economia moderna. In particolare, la necessità di soddisfare una domanda caratterizzata da bisogni in continua evoluzione ed altamente specifici, unita alla necessità di specializzazione nell’uso dei fattori produttivi, spinge verso un’evoluzione continua dello stesso concetto d’impresa. Barney e Ouchi (1986) riportano una vasta serie di studi e spiegano come certe transazioni siano meglio gestite attraverso forme organizzative intermedie tra mercato e gerarchia. All’interno di tale approccio Coase (1937) sostiene che le grandi corporations si generano unicamente nel caso che queste forme organizzative risultino maggiormente efficienti rispetto al mercato. Negli altri casi è possibile che esista un mercato efficiente oppure che sia necessario l’approccio attraverso forme ibride (c.d. quasi-organizzazioni). Un esempio d forme ibride è il caso di transazioni effettuate all’interno di un mercato che però è regolato da dinamiche tipiche di un clan (si veda Alchian, Demsetz, Hirshleifer, Akerlof e Williamson in Barney e Ouchi, 1986). Le PMI sono un chiaro esempio della manifestazione di queste dinamiche duali (mercato e clan). Le PMI più performanti a livello globale, infatti, competono sempre più sfruttando un assetto coordinato di azioni e strategie all’interno di un network od un cluster (Nkongolo-Bakenda 2002). A volte queste strategie coordinate derivano dalla natura del prodotto venduto (per es. nel caso di catene di imprese); in altri casi, è la tecnologia a fornire il maggior contributo al vantaggio competitivo di un cluster (per es. nei distretti). In entrambi i casi i network di imprese agiscono similmente ad un unico soggetto economico, mentre le relazioni interne allo stesso network sono basate su scambi di mercato assistiti da dinamiche di clan. Questo assetto organizzativo permette ad ogni membro della rete di specializzarsi nelle competenze per cui presenta maggiore efficienza. Il network d’imprese, però, può beneficiare di queste specializzazioni ottimali, se e solo se l’organizzazione delle transazioni al suo interno è quanto più vasta possibile.
2014
39
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