Max Weber nel luglio 1918 tenne una conferenza di fronte agli ufficiali dell'esercito austriaco sul socialismo e si soffermò a lungo sul rapporto tra proprietà dei mezzi di produzione, disciplina del lavoro e meccanizzazione della produzione'. Scriveva in un periodo particolare delta storia tedesca, avendo di fronte quella che sembrava una vera e propria «statalizzazione» dell'industria bellica. Una simile «statalizzazione» applicata in tempo di pace non avrebbe portato, come si ostinavano a sostenere alcuni, al «vero», «effettivo» socialisrno2. Essa, notava Weber, avrebbe invece portato a un'associazione forzata degli imprenditori in cartelli con la partecipazione dello stato: dal dominio dello stato sull'industria, tipico di un'economia di guerra, si sarebbe passati al dominio dell'industria sullo stato3; si sarebbe dunque verificato un conflitto d'interessi tra gli operai, che avrebbero chiesto ai rappresentanti dello stato salari elevati e prezzi bassi, e questi ultimi, che avrebbero puntato, insieme agli industriali, su bassi salari e prezzi alti. Questa sorta di socialismo di stato non avrebbe affatto reso la dipendenza dell'operaio meno insopportabile. Inoltre, Weber individuava un aspetto ancora più spinoso della questione: mentre nella Germania del 1918 il ceto impiegatizio politico-statale e quello dell'economia privata vivevano uno accanto all'altro come corpi separati e il potere economico non poteva essere imbrigliato da quello politico, in un regime di tipo "socialista" le due buro-crazie avrebbero finito con il costituire un corpo unico con interessi solidali, senza possibilità alcuna di controllo. Il profitto come obiettivo delta produzione non sarebbe stato eliminato, mentre lo stato avrebbe dovuto sopporta-re l'odio che gli operai solitamente rivolgevano contro gli imprenditori'.

Dis(obbedire) nella fabbrica socialista. I rapporti di lavoro nello “stato degli operai

fava valentina
2011-01-01

Abstract

Max Weber nel luglio 1918 tenne una conferenza di fronte agli ufficiali dell'esercito austriaco sul socialismo e si soffermò a lungo sul rapporto tra proprietà dei mezzi di produzione, disciplina del lavoro e meccanizzazione della produzione'. Scriveva in un periodo particolare delta storia tedesca, avendo di fronte quella che sembrava una vera e propria «statalizzazione» dell'industria bellica. Una simile «statalizzazione» applicata in tempo di pace non avrebbe portato, come si ostinavano a sostenere alcuni, al «vero», «effettivo» socialisrno2. Essa, notava Weber, avrebbe invece portato a un'associazione forzata degli imprenditori in cartelli con la partecipazione dello stato: dal dominio dello stato sull'industria, tipico di un'economia di guerra, si sarebbe passati al dominio dell'industria sullo stato3; si sarebbe dunque verificato un conflitto d'interessi tra gli operai, che avrebbero chiesto ai rappresentanti dello stato salari elevati e prezzi bassi, e questi ultimi, che avrebbero puntato, insieme agli industriali, su bassi salari e prezzi alti. Questa sorta di socialismo di stato non avrebbe affatto reso la dipendenza dell'operaio meno insopportabile. Inoltre, Weber individuava un aspetto ancora più spinoso della questione: mentre nella Germania del 1918 il ceto impiegatizio politico-statale e quello dell'economia privata vivevano uno accanto all'altro come corpi separati e il potere economico non poteva essere imbrigliato da quello politico, in un regime di tipo "socialista" le due buro-crazie avrebbero finito con il costituire un corpo unico con interessi solidali, senza possibilità alcuna di controllo. Il profitto come obiettivo delta produzione non sarebbe stato eliminato, mentre lo stato avrebbe dovuto sopporta-re l'odio che gli operai solitamente rivolgevano contro gli imprenditori'.
2011
24
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