Il presente contributo ha ad oggetto la dibattuta questione della natura patrimoniale dei dati personali. Più in particolare, l'occasione per tornare a riflettere sul tema in parola viene offerta da una recente pronuncia del Consiglio di Stato, la quale conferma, con argomentazione parzialmente (e tuttavia significativamente) diversa, l'innovativa posizione già adottata dal Tar Lazio che aveva sancito la “scambiabilità”, in funzione di corrispettivo, dei dati personali. La prima parte del contributo, di cui ai primi due paragrafi, è tesa a dimostrare come, a fronte della ritrosia manifestata dalla dottrina tradizionale (ma anche, in certa misura, dal legislatore europeo) a collocare il tema dei dati personali nell'ambito dei rapporti patrimoniali e nella logica dello “scambio”, la peculiare impostazione adottata dal Consiglio di Stato renda invece dogmaticamente accettabili tali conclusioni. Nella seconda parte, invece, l'attenzione è rivolta alla c.d. profilazione ed alle sue conseguenze sulla sfera patrimoniale dell'individuo: ciò che si intende dimostrare è che riconoscere l'esistenza di un vero e proprio scambio sotteso ai c.dd. servizi digitali “gratuiti”, collocando così una volta per tutte il tema dei dati personali all'interno di una dimensione (oltre che identitaria, anche) patrimoniale, costituisce il passaggio fondamentale affinché il dibattito su di essi, appunto correttamente collocato, possa “muovere oltre”, guardando al di là del “mero” momento in cui i medesimi vengono dall'interessato messi a disposizione del titolare per interrogarsi invece sulle problematiche che a valle di tale messa a disposizione si collocano. Invero, è proprio rispetto a questo momento, quello della profilazione e delle sue conseguenze, che occorre con maggiore urgenza che il giurista rivolga la propria attenzione.

SULL'IMPORTANZA DEL DIRE LE COSE COME STANNO: OVVERO, SUL PERCHÉ DELLA NECESSITÀ DI RICONOSCERE LA NATURA PATRIMONIALE DEI DATI PERSONALI E L'ESISTENZA DI UNO SCAMBIO SOTTESO AI C.D. SERVIZI DIGITALI "GRATUITI"

Beniamino Parenzo
2021-01-01

Abstract

Il presente contributo ha ad oggetto la dibattuta questione della natura patrimoniale dei dati personali. Più in particolare, l'occasione per tornare a riflettere sul tema in parola viene offerta da una recente pronuncia del Consiglio di Stato, la quale conferma, con argomentazione parzialmente (e tuttavia significativamente) diversa, l'innovativa posizione già adottata dal Tar Lazio che aveva sancito la “scambiabilità”, in funzione di corrispettivo, dei dati personali. La prima parte del contributo, di cui ai primi due paragrafi, è tesa a dimostrare come, a fronte della ritrosia manifestata dalla dottrina tradizionale (ma anche, in certa misura, dal legislatore europeo) a collocare il tema dei dati personali nell'ambito dei rapporti patrimoniali e nella logica dello “scambio”, la peculiare impostazione adottata dal Consiglio di Stato renda invece dogmaticamente accettabili tali conclusioni. Nella seconda parte, invece, l'attenzione è rivolta alla c.d. profilazione ed alle sue conseguenze sulla sfera patrimoniale dell'individuo: ciò che si intende dimostrare è che riconoscere l'esistenza di un vero e proprio scambio sotteso ai c.dd. servizi digitali “gratuiti”, collocando così una volta per tutte il tema dei dati personali all'interno di una dimensione (oltre che identitaria, anche) patrimoniale, costituisce il passaggio fondamentale affinché il dibattito su di essi, appunto correttamente collocato, possa “muovere oltre”, guardando al di là del “mero” momento in cui i medesimi vengono dall'interessato messi a disposizione del titolare per interrogarsi invece sulle problematiche che a valle di tale messa a disposizione si collocano. Invero, è proprio rispetto a questo momento, quello della profilazione e delle sue conseguenze, che occorre con maggiore urgenza che il giurista rivolga la propria attenzione.
2021
L
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