La committenza del mercante raguseo risiedente ad Ancona, Luigi Gozze, che include il rinnovamento dell’intera zona presbiterale della chiesa dei francescani osservanti di S. Francesco ad Alto e la nuova pala d’altare di mano di Tiziano Vecellio, si analizza riguardo alla chiesa e all’ambiente cittadino per cui è creata. Usando il modello di Salvatore Settis, il processo creativo della pala tizianesca si divide in inventio, immanente al committente, che si rivela soprattutto interessato alla creazione di uno status symbol nella sua città adottiva, dispositio, cioè la trasformazione dell’idea iniziale in un programma complessivo, qui spettante ai frati che lo formulano in rispetto delle regole e delli modelli dell’osservanza, appena riconosciuta dal papa come un ordine separato, e compositio, la traduzione del programma in opera d’arte visuale, spettante al pittore veneziano. In base alle analogie con la contemporanea prassi delle committenze, si propone che il committente cercò di emulare il modello della prominente famiglia anconetana dei Ferretti, scegliendo la chiesa del beato Gabriele Ferretti e la formula pittorica dell’ora perduta pala da loro commissionata per la chiesa di S. Agostino una ventina d’anni prima. In quanto alla formulazione del programma, il modello formale della pala, riconosciuto da tempo nella Madonna di Foligno di Raffaello, dipinta per un committente privato per l’altar maggiore di S. Maria in Aracoeli, si rivelò particolarmente adatto in quanto la chiesa romana fu uno dei centri dell’osservanza. La trasmissione del modello romano avvenne tramite i fogli grafici di Marcantonio Raimondi che trasformò anche il tema di mulier amicta sole della pala romana nella visualizzazione dell’inno Ave maris stella, adatta per una pala d’altare di un mercante dipendente dalla navigazione, in cui fu inclusa anche la figura dell’angiolotto Gabriele, menzionata nell’inno e riferito al beato celebrato nella chiesa, Gabriele Ferretti. La scelta del pittore, come già sottolineato dalla critica, è probabilmente dovuta al fatto che poco prima Tiziano lavorò per i francescani ai Frari, mentre l’accordo tra il committente e il pittore, probabilmente avvenuto a Venezia dove Gozze si sarebbe recato anche a vedere le altre opere del maestro, avrebbe dovuto contenere le precisazioni sulla tecnica e le dimensioni della pala adatta al nuovo coro in costruzione, poi il suo contenuto che incluse il ritratto del committente, il modo e il termine d’esecuzione, menzionato dalla iscrizione sul dipinto, come anche il prezzo, che doveva essere notevole. Il risultato, la prestigiosa pala Gozze, fu seminale per le altre committenze anconetane e ragusee della seconda meta' del Cinquecento, che diventarono uno status simbol per gli altri mercanti stranieri ad Ancona e i committenti della bottega di Tiziano a Dubrovnik.

Ponuda kakva se ne odbija: narudžba Tizianove pale Luja Gučetića za franjevačku opservantsku crkvu u Anconi (Un'offerta difficile da declinare: la commitenza della pala Gozze di Tiziano)

Jasenka Gudelj
2010-01-01

Abstract

La committenza del mercante raguseo risiedente ad Ancona, Luigi Gozze, che include il rinnovamento dell’intera zona presbiterale della chiesa dei francescani osservanti di S. Francesco ad Alto e la nuova pala d’altare di mano di Tiziano Vecellio, si analizza riguardo alla chiesa e all’ambiente cittadino per cui è creata. Usando il modello di Salvatore Settis, il processo creativo della pala tizianesca si divide in inventio, immanente al committente, che si rivela soprattutto interessato alla creazione di uno status symbol nella sua città adottiva, dispositio, cioè la trasformazione dell’idea iniziale in un programma complessivo, qui spettante ai frati che lo formulano in rispetto delle regole e delli modelli dell’osservanza, appena riconosciuta dal papa come un ordine separato, e compositio, la traduzione del programma in opera d’arte visuale, spettante al pittore veneziano. In base alle analogie con la contemporanea prassi delle committenze, si propone che il committente cercò di emulare il modello della prominente famiglia anconetana dei Ferretti, scegliendo la chiesa del beato Gabriele Ferretti e la formula pittorica dell’ora perduta pala da loro commissionata per la chiesa di S. Agostino una ventina d’anni prima. In quanto alla formulazione del programma, il modello formale della pala, riconosciuto da tempo nella Madonna di Foligno di Raffaello, dipinta per un committente privato per l’altar maggiore di S. Maria in Aracoeli, si rivelò particolarmente adatto in quanto la chiesa romana fu uno dei centri dell’osservanza. La trasmissione del modello romano avvenne tramite i fogli grafici di Marcantonio Raimondi che trasformò anche il tema di mulier amicta sole della pala romana nella visualizzazione dell’inno Ave maris stella, adatta per una pala d’altare di un mercante dipendente dalla navigazione, in cui fu inclusa anche la figura dell’angiolotto Gabriele, menzionata nell’inno e riferito al beato celebrato nella chiesa, Gabriele Ferretti. La scelta del pittore, come già sottolineato dalla critica, è probabilmente dovuta al fatto che poco prima Tiziano lavorò per i francescani ai Frari, mentre l’accordo tra il committente e il pittore, probabilmente avvenuto a Venezia dove Gozze si sarebbe recato anche a vedere le altre opere del maestro, avrebbe dovuto contenere le precisazioni sulla tecnica e le dimensioni della pala adatta al nuovo coro in costruzione, poi il suo contenuto che incluse il ritratto del committente, il modo e il termine d’esecuzione, menzionato dalla iscrizione sul dipinto, come anche il prezzo, che doveva essere notevole. Il risultato, la prestigiosa pala Gozze, fu seminale per le altre committenze anconetane e ragusee della seconda meta' del Cinquecento, che diventarono uno status simbol per gli altri mercanti stranieri ad Ancona e i committenti della bottega di Tiziano a Dubrovnik.
2010
Zbornik Dana Cvita Fiskovića 3. Umjetnost i naručitelji
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