Il contributo analizza la personalità di Servilia, matrona vissuta nella tarda Repubblica romana, madre di M. Giunio Bruto, sorellastra di Catone Uticense, amante e intima amica di Giulio Cesare. Nel corso della sua vita, Servilia fu al centro di una rete di relazioni che collegava uomini appartenenti a diverse fazioni politiche. In particolare, lo studio intende ricostruire il suo comportamento politico ‘dietro le quinte’ in occasione degli eventi che intercorsero tra l’assassinio di Cesare, quando Servilia giocò un ruolo di particolare rilievo per la fazione cesaricida, fino alla morte di Bruto e Cassio. L’analisi delle testimonianze letterarie, soprattutto dell’epistolario di Cicerone, permette di evidenziare, da una parte, l’operato che la qualifica come matrona extra mores, sebbene legittimata dalla pietas che manifestò per il figlio; dall’altra, l’uso di media tradizionalmente maschili, soprattutto quello verbale, che allontana Servilia dal canone femminile stilato dal mos maiorum ma che giustifica la sua intraprendenza per il particolare contesto storico della tarda Repubblica. This paper concerns the figure of Servilia, a matrona who lived in the late Roman Republic and who was the mother of M. Junius Brutus, the half-sister of Cato of Utica, the mistress and close friend of Julius Caesar. During her existence, she was the focus of a web of relationships with politicians belonging to different parties. In particular, the study aims to reconstruct her political behaviour ‘behind the curtain’ during the historical events that occurred after Caesar’s assassination, when she played a leading role for the faction or Caesar's murderers, until the death of Brutus and Cassius. The analysis of literary sources, in particular Cicero’s correspondence, enables to shedding light, on the one hand, the actions that qualify her as a woman extra mores, though legitimized by the pietas that she displayed in her son’s interest; on the other hand, the use of traditionally masculine media, especially the verbal one, which alienates Servilia from the feminine canon of the mos maiorum but which justifies her enterprise because of the particular historical context of the late Roman Republic
"Prudentissima et diligentissima femina". Servilia, M. Bruti mater, tra Cesariani e Cesaricidi
Sara Borrello
2016-01-01
Abstract
Il contributo analizza la personalità di Servilia, matrona vissuta nella tarda Repubblica romana, madre di M. Giunio Bruto, sorellastra di Catone Uticense, amante e intima amica di Giulio Cesare. Nel corso della sua vita, Servilia fu al centro di una rete di relazioni che collegava uomini appartenenti a diverse fazioni politiche. In particolare, lo studio intende ricostruire il suo comportamento politico ‘dietro le quinte’ in occasione degli eventi che intercorsero tra l’assassinio di Cesare, quando Servilia giocò un ruolo di particolare rilievo per la fazione cesaricida, fino alla morte di Bruto e Cassio. L’analisi delle testimonianze letterarie, soprattutto dell’epistolario di Cicerone, permette di evidenziare, da una parte, l’operato che la qualifica come matrona extra mores, sebbene legittimata dalla pietas che manifestò per il figlio; dall’altra, l’uso di media tradizionalmente maschili, soprattutto quello verbale, che allontana Servilia dal canone femminile stilato dal mos maiorum ma che giustifica la sua intraprendenza per il particolare contesto storico della tarda Repubblica. This paper concerns the figure of Servilia, a matrona who lived in the late Roman Republic and who was the mother of M. Junius Brutus, the half-sister of Cato of Utica, the mistress and close friend of Julius Caesar. During her existence, she was the focus of a web of relationships with politicians belonging to different parties. In particular, the study aims to reconstruct her political behaviour ‘behind the curtain’ during the historical events that occurred after Caesar’s assassination, when she played a leading role for the faction or Caesar's murderers, until the death of Brutus and Cassius. The analysis of literary sources, in particular Cicero’s correspondence, enables to shedding light, on the one hand, the actions that qualify her as a woman extra mores, though legitimized by the pietas that she displayed in her son’s interest; on the other hand, the use of traditionally masculine media, especially the verbal one, which alienates Servilia from the feminine canon of the mos maiorum but which justifies her enterprise because of the particular historical context of the late Roman RepublicFile | Dimensione | Formato | |
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