L’ultima opera di Shirin Neshat, Women Without Men, si basa sull’omonimo romanzo di Shahnush Parsipur e riprende la fitta trama del lungometraggio realizzato dall’artista, già premiato con il Leone d’argento a Venezia nel 2009. Recentemente presentato come videoinstallazione, il lavoro dell’autrice guadagna una dimensione evocativa fortissima, emanata attraverso lo spazio e riorganizzata nella forma di un lungo nastro di schermi che segna un percorso filmico tutto al femminile. Prendono così forma le sfaccettature di una quotidianità ora sofferta, ora apertamente vissuta; delicatamente potenti per un verso e al contempo sommesse, le immagini delle cinque donne che appaiono vanno a costituire un’unica, complessa, profonda figura femminile che inevitabilmente va a sovrapporsi con quella dell’autrice. L’installazione diviene il luogo di un’intimità così intensa da sfociare nella necessità di estroflettersi, contenitore di un’identità ricca, di una resa vivida che si mischia con l’autorappresentazione e che finisce per coinvolgere lo spazio e le immagini che in esso prendono forma. L'opera di Shirin Neshat dà così luogo a un allestimento, che non si riduce a semplice gendered space, bensì esteriorizza una condizione esistenziale, identitaria e di genere. Evidenziando una dinamica nella quale il dato spaziale fa da contraltare a quello rappresentativo, l’analisi dà conto delle strategie visuali e sceniche messe in atto dall’artista, riconoscendo nei concetti di differenza e dis-posizione i meccanismi di una femminilità performata tramite la spazializzazione.
Women without Men: Shirin Neshat e la spazializzazione del femminile
Miriam Stefania De Rosa
2012-01-01
Abstract
L’ultima opera di Shirin Neshat, Women Without Men, si basa sull’omonimo romanzo di Shahnush Parsipur e riprende la fitta trama del lungometraggio realizzato dall’artista, già premiato con il Leone d’argento a Venezia nel 2009. Recentemente presentato come videoinstallazione, il lavoro dell’autrice guadagna una dimensione evocativa fortissima, emanata attraverso lo spazio e riorganizzata nella forma di un lungo nastro di schermi che segna un percorso filmico tutto al femminile. Prendono così forma le sfaccettature di una quotidianità ora sofferta, ora apertamente vissuta; delicatamente potenti per un verso e al contempo sommesse, le immagini delle cinque donne che appaiono vanno a costituire un’unica, complessa, profonda figura femminile che inevitabilmente va a sovrapporsi con quella dell’autrice. L’installazione diviene il luogo di un’intimità così intensa da sfociare nella necessità di estroflettersi, contenitore di un’identità ricca, di una resa vivida che si mischia con l’autorappresentazione e che finisce per coinvolgere lo spazio e le immagini che in esso prendono forma. L'opera di Shirin Neshat dà così luogo a un allestimento, che non si riduce a semplice gendered space, bensì esteriorizza una condizione esistenziale, identitaria e di genere. Evidenziando una dinamica nella quale il dato spaziale fa da contraltare a quello rappresentativo, l’analisi dà conto delle strategie visuali e sceniche messe in atto dall’artista, riconoscendo nei concetti di differenza e dis-posizione i meccanismi di una femminilità performata tramite la spazializzazione.File | Dimensione | Formato | |
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