La rappresentazione della vita nelle trincee durante la Prima guerra mondiale ha sempre rappresentato un’epitome del trauma. Il mio intervento, pur non trascurando l’approccio allo spazio topico del primo conflitto mondiale, intende però, in ottica comparativa, concentrarsi su quell’elaborazione del trauma che ha luogo, narrativamente, in una serie di luoghi laterali rispetto alla trincea stessa, evidenziando come tale spostamento spaziale sia servito agli autori in questione per riflettere sull’indicibile che la trincea comunicava loro, cioè appunto per elaborare quel trauma connesso alla nuova natura, tecnologica e taylorizzata, del conflitto in corso.

Case, caserme, cimiteri e birrerie. Lo spazio fuor-di-trincea nella letteratura della Grande Guerra

Mimmo Cangiano
2021-01-01

Abstract

La rappresentazione della vita nelle trincee durante la Prima guerra mondiale ha sempre rappresentato un’epitome del trauma. Il mio intervento, pur non trascurando l’approccio allo spazio topico del primo conflitto mondiale, intende però, in ottica comparativa, concentrarsi su quell’elaborazione del trauma che ha luogo, narrativamente, in una serie di luoghi laterali rispetto alla trincea stessa, evidenziando come tale spostamento spaziale sia servito agli autori in questione per riflettere sull’indicibile che la trincea comunicava loro, cioè appunto per elaborare quel trauma connesso alla nuova natura, tecnologica e taylorizzata, del conflitto in corso.
2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10278/3743008
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