L’articolo indaga la particolare ricezione de "La conqueste de Constantinople" da parte di Marino Sanudo Torsello, ricezione che si qualifica anzitutto come un apporto concreto alla produzione di copie manoscritte della cronaca francese. Quanto affermato è provato dalla storia di due importanti testimoni della "Conqueste", siglati A e O nell’edizione Faral, e corrispondenti rispettivamente ai mss. Paris, BnF, fr. 4972 e Oxford, Bodl., Laud. Misc. 587. Dei sei codici enumerati nella recensio di Faral, A e O si caratterizzano come codici gemelli per una fattura materiale simile, che Degenhart-Schmitt accostarono per primi a Marino Sanudo, inserendoli tra i manoscritti illustrati nella stessa bottega veneziana che realizzò le copie del "Liber secretorum fidelium Crucis". L’implicazione di Sanudo nella confezione dei codici A e O invita a chiedersi se essa si estenda anche alla lettera del "Liber", ovvero se i contenuti e il modello di prosa di Villehardouin possano aver avuto un’incidenza testuale nell’opera di Sanudo. Partendo da questo spunto, l’articolo mostra come la ricezione di Villehardouin da parte del Sanudo sia più di tipo ideologico che linguistico-testuale, evidenziando come i testi possano – nelle complesse dinamiche della loro ricezione – fungere sì da modelli attivi, ma anche da materiale passivo, rifunzionalizzato entro altre logiche e altri intenti.

Marino Sanudo Torsello e la "Conqueste de Constantinople" di Geoffroy de Villehardouin

Irene Reginato
2020-01-01

Abstract

L’articolo indaga la particolare ricezione de "La conqueste de Constantinople" da parte di Marino Sanudo Torsello, ricezione che si qualifica anzitutto come un apporto concreto alla produzione di copie manoscritte della cronaca francese. Quanto affermato è provato dalla storia di due importanti testimoni della "Conqueste", siglati A e O nell’edizione Faral, e corrispondenti rispettivamente ai mss. Paris, BnF, fr. 4972 e Oxford, Bodl., Laud. Misc. 587. Dei sei codici enumerati nella recensio di Faral, A e O si caratterizzano come codici gemelli per una fattura materiale simile, che Degenhart-Schmitt accostarono per primi a Marino Sanudo, inserendoli tra i manoscritti illustrati nella stessa bottega veneziana che realizzò le copie del "Liber secretorum fidelium Crucis". L’implicazione di Sanudo nella confezione dei codici A e O invita a chiedersi se essa si estenda anche alla lettera del "Liber", ovvero se i contenuti e il modello di prosa di Villehardouin possano aver avuto un’incidenza testuale nell’opera di Sanudo. Partendo da questo spunto, l’articolo mostra come la ricezione di Villehardouin da parte del Sanudo sia più di tipo ideologico che linguistico-testuale, evidenziando come i testi possano – nelle complesse dinamiche della loro ricezione – fungere sì da modelli attivi, ma anche da materiale passivo, rifunzionalizzato entro altre logiche e altri intenti.
2020
La prosa medievale: produzione e circolazione
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