Nella tradizione costruttiva veneziana del rivestimento ad intonaco in marmorino è noto che le finiture superficiali erano basate su particolari lavorazioni di pressatura e lamatura e sulla stesura di additivi di protezione organici (sapone, cera, olio di lino) in modo da rendere le superfici molto resistenti alle aggressioni ambientali. Negli interventi di restauro sulle facciate dell’edilizia storica, nei casi in cui si eseguono integrazioni di marmorini esistenti o rifacimenti estesi, è possibile operare con quelle sostanze protettive, in particolare calce e sapone, che riprendono le tecniche del passato e offrono durabilità simili a quelle antiche. Questa possibilità di lavorare con sostanze protettive fissate in superficie ha offerto l’occasione di sperimentare l’aggiunta di prodotti eco-compatibili e incolori che forniscano anche un miglioramento delle condizioni ambientali. Infatti, sono stati eseguiti una serie di campioni utilizzando materiali nanostrutturati multifunzionali che possono degradare i principali inquinanti ambientali organici e inorganici (NOx, VOC) mediante fotocatalisi, oltre a ridurre gli attacchi batterici e conferire proprietà autopulenti. Sfruttando le caratteristiche leganti della calce e del sapone impiegati per rinforzare i marmorini preesistenti, allo stato secco, o i marmorini di nuova esecuzione, con stesure superficiali a fresco, si sono studiati gli effetti di due fotocatalizzatori basati sul biossido di titanio e sull’ossido di zinco, entrambi considerati in una versione commerciale e in una versione sintetizzata in laboratorio. Per simulare il degrado superficiale è stato impiegato il blu di metilene come modello di inquinante organico in modo da valutare le proprietà fotocatalitiche dei materiali mediante analisi colorimetriche; inoltre sono stati caratterizzati i materiali con altre tecniche di laboratorio: diffrazione ai raggi X (XRD), fisisorbimento di azoto, microscopia elettronica a scansione (SEM) accoppiata ad analisi EDX (Energy Dispersive X ray). I migliori risultati sono stati ottenuti con il biossido di titanio commerciale e l’ossido di zinco sintetizzato in laboratorio applicati sfruttando la capacità legante del sapone. I risultati sono soddisfacenti e aprono un settore innovativo nel campo del restauro che trova nella chimica un supporto verso la biocompatibilità dei materiali impiegati anche per ridurre l’inquinamento presente nell’aria, oltre a ridurre gli attacchi batterici e conferire proprietà autopulenti.
FOTOCATALIZZATORI FISSATI MEDIANTE LE FINITURE TRADIZIONALI DEL MARMORINO: UNA STRATEGIA ECOLOGICA TRA CHIMICA E RESTAURO PER RENDERE PIÙ PULITE LE NOSTRE CITTA’
Federica Menegazzo
;Michela Signoretto;Danny Zanardo;
2020-01-01
Abstract
Nella tradizione costruttiva veneziana del rivestimento ad intonaco in marmorino è noto che le finiture superficiali erano basate su particolari lavorazioni di pressatura e lamatura e sulla stesura di additivi di protezione organici (sapone, cera, olio di lino) in modo da rendere le superfici molto resistenti alle aggressioni ambientali. Negli interventi di restauro sulle facciate dell’edilizia storica, nei casi in cui si eseguono integrazioni di marmorini esistenti o rifacimenti estesi, è possibile operare con quelle sostanze protettive, in particolare calce e sapone, che riprendono le tecniche del passato e offrono durabilità simili a quelle antiche. Questa possibilità di lavorare con sostanze protettive fissate in superficie ha offerto l’occasione di sperimentare l’aggiunta di prodotti eco-compatibili e incolori che forniscano anche un miglioramento delle condizioni ambientali. Infatti, sono stati eseguiti una serie di campioni utilizzando materiali nanostrutturati multifunzionali che possono degradare i principali inquinanti ambientali organici e inorganici (NOx, VOC) mediante fotocatalisi, oltre a ridurre gli attacchi batterici e conferire proprietà autopulenti. Sfruttando le caratteristiche leganti della calce e del sapone impiegati per rinforzare i marmorini preesistenti, allo stato secco, o i marmorini di nuova esecuzione, con stesure superficiali a fresco, si sono studiati gli effetti di due fotocatalizzatori basati sul biossido di titanio e sull’ossido di zinco, entrambi considerati in una versione commerciale e in una versione sintetizzata in laboratorio. Per simulare il degrado superficiale è stato impiegato il blu di metilene come modello di inquinante organico in modo da valutare le proprietà fotocatalitiche dei materiali mediante analisi colorimetriche; inoltre sono stati caratterizzati i materiali con altre tecniche di laboratorio: diffrazione ai raggi X (XRD), fisisorbimento di azoto, microscopia elettronica a scansione (SEM) accoppiata ad analisi EDX (Energy Dispersive X ray). I migliori risultati sono stati ottenuti con il biossido di titanio commerciale e l’ossido di zinco sintetizzato in laboratorio applicati sfruttando la capacità legante del sapone. I risultati sono soddisfacenti e aprono un settore innovativo nel campo del restauro che trova nella chimica un supporto verso la biocompatibilità dei materiali impiegati anche per ridurre l’inquinamento presente nell’aria, oltre a ridurre gli attacchi batterici e conferire proprietà autopulenti.File | Dimensione | Formato | |
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