Il testo propone una ricognizione storico-teorica del concetto di “corpo archivio” che si è rivelato centrale sia per le tendenze più recenti della storiografia della danza, sia per gli artisti che sempre più spesso dialogano con il passato portando in scena reenactment di opere coreografiche o di tradizioni coreutiche. La metafora del corpo-archivio si riferisce all'idea che la materialità del corpo può essere intesa come un insieme di documenti capaci di suggerire significati oltre la dimensione fisica e di custodire un sapere remoto e in costante trasformazione. Chi scrive di danza e chi danza necessariamente ricorre a un concetto di archivio per organizzare il movimento le cui tracce sono preservate dalla memoria incorporata del danzatore e la memoria visiva, emotiva e cinestetica dello spettatore, e possono essere fissate e registrate tramite dispositivi tecnologici. Le molte teorizzazioni del corpo come archivio avanzate da studiosi e artisti stanno sostanziando nuovi approcci teorici e pratici alla storia della danza, contribuendo a decostruire, anche grazie agli apporti degli studi sulla memoria, narrazioni e genealogie frutto di impostazioni metodologiche e teoriche più tradizionali.The text proposes a historical- theoretical exploration of the concept of “body archive” that has proved to be central both for the recent trends of dance historiography and for the artists who increasingly dialogue with the past through their reenactments of choreographic works or dance traditions. The metaphor of the body-archive refers to the idea that the materiality of the body can be understood as a set of documents capable of suggesting meanings beyond the physical dimension and of preserving traces of knowledge as remote as it in constant transformation. Whether it is the embodied memory of the dancer, the visual, emotional and kinaesthetic memory of the audience, or techological divices torecord dance, to write about dance and to dance necessarily requires a specific concept of archive. The many theories of the body as an archive advanced by scholars and artists are substantiating new theoretical and practical approaches to the history of dance, and are helping to deconstruct, thanks also to the contributions of studies on memory, narratives and genealogies resulting from more traditional methodological and theoretical approaches.

Corpo-archivio: mappatura di una nozione tra incorporazione e pratica coreografica

susanne franco
2019-01-01

Abstract

Il testo propone una ricognizione storico-teorica del concetto di “corpo archivio” che si è rivelato centrale sia per le tendenze più recenti della storiografia della danza, sia per gli artisti che sempre più spesso dialogano con il passato portando in scena reenactment di opere coreografiche o di tradizioni coreutiche. La metafora del corpo-archivio si riferisce all'idea che la materialità del corpo può essere intesa come un insieme di documenti capaci di suggerire significati oltre la dimensione fisica e di custodire un sapere remoto e in costante trasformazione. Chi scrive di danza e chi danza necessariamente ricorre a un concetto di archivio per organizzare il movimento le cui tracce sono preservate dalla memoria incorporata del danzatore e la memoria visiva, emotiva e cinestetica dello spettatore, e possono essere fissate e registrate tramite dispositivi tecnologici. Le molte teorizzazioni del corpo come archivio avanzate da studiosi e artisti stanno sostanziando nuovi approcci teorici e pratici alla storia della danza, contribuendo a decostruire, anche grazie agli apporti degli studi sulla memoria, narrazioni e genealogie frutto di impostazioni metodologiche e teoriche più tradizionali.The text proposes a historical- theoretical exploration of the concept of “body archive” that has proved to be central both for the recent trends of dance historiography and for the artists who increasingly dialogue with the past through their reenactments of choreographic works or dance traditions. The metaphor of the body-archive refers to the idea that the materiality of the body can be understood as a set of documents capable of suggesting meanings beyond the physical dimension and of preserving traces of knowledge as remote as it in constant transformation. Whether it is the embodied memory of the dancer, the visual, emotional and kinaesthetic memory of the audience, or techological divices torecord dance, to write about dance and to dance necessarily requires a specific concept of archive. The many theories of the body as an archive advanced by scholars and artists are substantiating new theoretical and practical approaches to the history of dance, and are helping to deconstruct, thanks also to the contributions of studies on memory, narratives and genealogies resulting from more traditional methodological and theoretical approaches.
2019
n. 5
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