Nella sua ultima raccolta, “Conglomerati” (2009), Andrea Zanzotto sembra muoversi nelle consuete geografie della sua poesia con rinnovata consapevolezza della desertificazione di senso dilagante nella contemporaneità. Come ha scritto Stefano Dal Bianco, “Conglomerati” è un libro in cui «la categoria Spazio prevale sulla categoria Tempo»; il tutto in un inesausto dialogo con la grande letteratura europea e attraverso l’immersione in un turbinante crogiuolo linguistico. Elementi, questi, che l’articolo affronta analizzando alcuni componimenti significativi, che raccontano il senso di vuoto che pervade l’io lirico nella constatazione della scomparsa della Natura e della morte del paesaggio, del soggetto e del linguaggio. Vero e proprio testamento spirituale e poetico, "Conglomerati" è la raccolta meno studiata e anche la più ricca di spunti sul rapporto uomo-paesaggio, identità-alterità.
«Rocce di ultradenso vuoto»: aspetti del paesaggio in "Conglomerati" di Andrea Zanzotto
elena sbrojavacca
2017-01-01
Abstract
Nella sua ultima raccolta, “Conglomerati” (2009), Andrea Zanzotto sembra muoversi nelle consuete geografie della sua poesia con rinnovata consapevolezza della desertificazione di senso dilagante nella contemporaneità. Come ha scritto Stefano Dal Bianco, “Conglomerati” è un libro in cui «la categoria Spazio prevale sulla categoria Tempo»; il tutto in un inesausto dialogo con la grande letteratura europea e attraverso l’immersione in un turbinante crogiuolo linguistico. Elementi, questi, che l’articolo affronta analizzando alcuni componimenti significativi, che raccontano il senso di vuoto che pervade l’io lirico nella constatazione della scomparsa della Natura e della morte del paesaggio, del soggetto e del linguaggio. Vero e proprio testamento spirituale e poetico, "Conglomerati" è la raccolta meno studiata e anche la più ricca di spunti sul rapporto uomo-paesaggio, identità-alterità.File | Dimensione | Formato | |
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