Tra gli ultimi anni del Quattrocento e i primi del Cinquecento, Gabriele Biondo, figlio dell’umanista Biondo Flavio, fu guida spirituale di una comunità di uomini e donne, laiche e religiose, dislocata tra Modigliana, Firenze, Bologna e Venezia. Pur senza rifiutare del tutto la dimensione esteriore della professione religiosa, la proposta cristiana di Biondo si fondava sulla svalutazione delle appartenenze e delle definizioni istituzionali, e sull’insistente invito all’annullamento di sé e all’abbandono mistico alla volontà divina. Nel 1501 le implicazioni di tale proposta attirarono l’attenzione dei custodi dell’ortodossia. Un medico, membro della comunità, fu incarcerato a Venezia, e un trattato di Biondo stesso – intitolato Ricordo – fu sottoposto a giudizio per eresia. Da una questio difensiva scritta dal teologo Antonio Trombetta, frate Minore conventuale e docente di teologia a Padova, sappiamo che i sospetti si appuntarono sugli insegnamenti di Biondo in materia ecclesiologica e sacramentale – in particolare, sulle dichiarazioni circa la superfluità della mediazione sacerdotale. L’autorevole difesa di Trombetta riuscì a far scagionare il Ricordo, valorizzandone la polemica contro le superstizioni cui la pratica sconsiderata dei sacramenti poteva portare, e approvandone la diffidenza nei confronti dei carismi profetici incontrollati, così frequenti in quegli anni. Tra questi, quello di Girolamo Savonarola, salito sul rogo appena quattro anni prima.
Autori: | Michele Lodone (Corresponding) |
Data di pubblicazione: | 2019 |
Titolo: | Un teologo, un medico e un libro (Padova, 1502) |
Rivista: | RIFORMA E MOVIMENTI RELIGIOSI |
Volume: | 6 |
Appare nelle tipologie: | 2.1 Articolo su rivista |
File in questo prodotto:
File | Descrizione | Tipologia | Licenza | |
---|---|---|---|---|
Lodone 2019 - TROMBETTA e BIONDO - RMR.pdf | Versione dell'editore | Accesso libero (no vincoli) | Open Access Visualizza/Apri |