I ritratti asburgici leoniani conservati al Museo del Prado furono voluti da Carlo V e Maria d’Ungheria come gruppi distinti e per sedi diverse nel 1549, quando l’Imperatore e sua sorella si trovavano a bruxelles. La realizzazione dei ritratti, all’inizio finanziata probabilmente dalla Chambres des Comptes di Bruxelles (1549), fu poi amministrata dalla regia ducal Camera di Milano (1550-56) e infine in Castiglia dai tesorieri di Filippo II (1556-73), che si prese carico di portare a compimento l’impresa dopo la morte dei due primi committenti. Questo complesso intreccio di spostamenti, committenti, cancellerie e artefici diversi - Leone e Pompeo Leoni - non ha facilitato la messa a fuoco del contributo dei singoli mecenati e delle due botteghe coinvolte, anche perché la relativa documentazione, parzialmente inedita e disseminata tra Paesi e filoni bibliografici diversi, viene raramente considerata nel suo complesso. Come in altre botteghe di statuari e bronzisti organizzate su basi familiari, anche in questo caso la suddivisione del lavoro e la natura stessa dei procedimenti tecnici impiegati non prevedeva una distinzione di ruoli tale da assecondare una precisa divisione di mani e mettere in luce le qualità individuali di ciascuno, ma piuttosto una ripartizione tale da valorizzare le competenze e ottimizzare i tempi di esecuzione.
“Leo faciebat”, “Leo et Pompeius fecerunt”: autorialità multipla e transculturalità nei ritratti leoniani del Prado
Cupperi, Walter
2012-01-01
Abstract
I ritratti asburgici leoniani conservati al Museo del Prado furono voluti da Carlo V e Maria d’Ungheria come gruppi distinti e per sedi diverse nel 1549, quando l’Imperatore e sua sorella si trovavano a bruxelles. La realizzazione dei ritratti, all’inizio finanziata probabilmente dalla Chambres des Comptes di Bruxelles (1549), fu poi amministrata dalla regia ducal Camera di Milano (1550-56) e infine in Castiglia dai tesorieri di Filippo II (1556-73), che si prese carico di portare a compimento l’impresa dopo la morte dei due primi committenti. Questo complesso intreccio di spostamenti, committenti, cancellerie e artefici diversi - Leone e Pompeo Leoni - non ha facilitato la messa a fuoco del contributo dei singoli mecenati e delle due botteghe coinvolte, anche perché la relativa documentazione, parzialmente inedita e disseminata tra Paesi e filoni bibliografici diversi, viene raramente considerata nel suo complesso. Come in altre botteghe di statuari e bronzisti organizzate su basi familiari, anche in questo caso la suddivisione del lavoro e la natura stessa dei procedimenti tecnici impiegati non prevedeva una distinzione di ruoli tale da assecondare una precisa divisione di mani e mettere in luce le qualità individuali di ciascuno, ma piuttosto una ripartizione tale da valorizzare le competenze e ottimizzare i tempi di esecuzione.File | Dimensione | Formato | |
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