Migliorare il benessere delle comunità e la coesione sociale attraverso iniziative di rigenerazione urbana finalizzate all’integrazione di gruppi emarginati e all’incremento del capitale sociale in aree svantaggiate è diventata una preoccupazione fondamentale in molte città europee. In questa prospettiva, i governi locali e nazionali hanno sviluppato una serie di politiche volte a migliorare le condizioni sociali ed economiche di tali aree, affrontando il problema dell’esclusione sociale e della partecipazione di persone emarginate alla vita economica e sociale delle comunità (Amin, 2006; Lejano e Wessells, 2006). Tuttavia tali interventi mirati a creare cambiamenti duraturi nelle condizioni socio-economiche di aree urbane svantaggiate sono spesso falliti. Alcuni studi hanno messo in evidenza che organizzazioni private più vicine alle comunità che risiedono in tali contesti sono in grado di rispondere in maniera più efficace alla sfida della coesione sociale perché più consapevoli delle peculiarità e dei bisogni delle comunità di riferimento (Clarke, 2004; Jan-Khan, 2003). A tale riguardo, i governi stanno assumendo sempre di più il ruolo di facilitatori di iniziative bottom-up, offrendo spazi ad organizzazioni private vicine alle comunità per portare avanti progetti che hanno come obiettivo principale quello di favorire la coesione sociale in aree urbane che necessitano di interventi di riqualificazione (Wagenaar e Van Der Heijden, 2015). Ciò è in linea con una prospettiva di “Terza Via” di modernizzazione dei servizi pubblici che evidenzia uno spostamento del centro di attenzione da un modello “incentrato sul mercato” ad uno più “incentrato sulla comunità” (Lowndes, 1997) e un contesto che favorisce l’emergere dell’ innovazione sociale. In questo scenario, organizzazioni community-based con forte vocazione sociale hanno iniziato a svolgere un ruolo attivo nel trovare soluzioni innovative per sostenere la coesione sociale, definita come un processo continuo di sviluppo di una comunità fondata su valori condivisi e pari opportunità (Jeannotte, 2000). Per colmare le mancanze del settore pubblico nell’affrontare il problema della coesione sociale in contesti di degrado urbano, numerose organizzazioni private attive nel campo delle arti e della cultura con finalità artistiche e sociali hanno iniziato a sviluppare iniziative artistiche volte a promuovere la coesione in aree svantaggiate. Queste iniziative hanno di fatto trasformato la relazione tradizionale tra la cultura e la rigenerazione urbana enfatizzando il ruolo della cultura non solo come motore di sviluppo economico ma anche di coesione sociale. Quanto detto sposta l’attenzione dall’impatto economico e reputazionale all’impatto sociale che le iniziative culturali e artistiche possono avere in contesti urbani sottosviluppati, sottolineando come la rigenerazione guidata dalla cultura possa essere compresa non solo in termini di miglioramento fisico ed economico di aree urbane in difficoltà (Harding et al., 1994; Bailey, Miles e Stark, 2004) ma anche come mezzo per assicurare la coesione sociale e migliorare la qualità della vita dei residenti. Malgrado l’importante ruolo della cultura come driver di coesione sociale, poca attenzione è stata rivolta alla comprensione di tale fenomeno. Pertanto lo scopo di questo articolo è di delineare diversi modelli di coesione sociale guidata dalla cultura in aree urbane degradate, gettando luce su come la coesione sociale può essere perseguita da organizzazioni culturali private di natura diversa ma accomunate dall’ambizione di contribuire alla crescita sociale delle comunità nelle quali sono inserite.
Il Ruolo della Cultura Come Motore di Coesione Sociale e Rigenerazione Urbana
CANCELLIERI, Giulia
2018-01-01
Abstract
Migliorare il benessere delle comunità e la coesione sociale attraverso iniziative di rigenerazione urbana finalizzate all’integrazione di gruppi emarginati e all’incremento del capitale sociale in aree svantaggiate è diventata una preoccupazione fondamentale in molte città europee. In questa prospettiva, i governi locali e nazionali hanno sviluppato una serie di politiche volte a migliorare le condizioni sociali ed economiche di tali aree, affrontando il problema dell’esclusione sociale e della partecipazione di persone emarginate alla vita economica e sociale delle comunità (Amin, 2006; Lejano e Wessells, 2006). Tuttavia tali interventi mirati a creare cambiamenti duraturi nelle condizioni socio-economiche di aree urbane svantaggiate sono spesso falliti. Alcuni studi hanno messo in evidenza che organizzazioni private più vicine alle comunità che risiedono in tali contesti sono in grado di rispondere in maniera più efficace alla sfida della coesione sociale perché più consapevoli delle peculiarità e dei bisogni delle comunità di riferimento (Clarke, 2004; Jan-Khan, 2003). A tale riguardo, i governi stanno assumendo sempre di più il ruolo di facilitatori di iniziative bottom-up, offrendo spazi ad organizzazioni private vicine alle comunità per portare avanti progetti che hanno come obiettivo principale quello di favorire la coesione sociale in aree urbane che necessitano di interventi di riqualificazione (Wagenaar e Van Der Heijden, 2015). Ciò è in linea con una prospettiva di “Terza Via” di modernizzazione dei servizi pubblici che evidenzia uno spostamento del centro di attenzione da un modello “incentrato sul mercato” ad uno più “incentrato sulla comunità” (Lowndes, 1997) e un contesto che favorisce l’emergere dell’ innovazione sociale. In questo scenario, organizzazioni community-based con forte vocazione sociale hanno iniziato a svolgere un ruolo attivo nel trovare soluzioni innovative per sostenere la coesione sociale, definita come un processo continuo di sviluppo di una comunità fondata su valori condivisi e pari opportunità (Jeannotte, 2000). Per colmare le mancanze del settore pubblico nell’affrontare il problema della coesione sociale in contesti di degrado urbano, numerose organizzazioni private attive nel campo delle arti e della cultura con finalità artistiche e sociali hanno iniziato a sviluppare iniziative artistiche volte a promuovere la coesione in aree svantaggiate. Queste iniziative hanno di fatto trasformato la relazione tradizionale tra la cultura e la rigenerazione urbana enfatizzando il ruolo della cultura non solo come motore di sviluppo economico ma anche di coesione sociale. Quanto detto sposta l’attenzione dall’impatto economico e reputazionale all’impatto sociale che le iniziative culturali e artistiche possono avere in contesti urbani sottosviluppati, sottolineando come la rigenerazione guidata dalla cultura possa essere compresa non solo in termini di miglioramento fisico ed economico di aree urbane in difficoltà (Harding et al., 1994; Bailey, Miles e Stark, 2004) ma anche come mezzo per assicurare la coesione sociale e migliorare la qualità della vita dei residenti. Malgrado l’importante ruolo della cultura come driver di coesione sociale, poca attenzione è stata rivolta alla comprensione di tale fenomeno. Pertanto lo scopo di questo articolo è di delineare diversi modelli di coesione sociale guidata dalla cultura in aree urbane degradate, gettando luce su come la coesione sociale può essere perseguita da organizzazioni culturali private di natura diversa ma accomunate dall’ambizione di contribuire alla crescita sociale delle comunità nelle quali sono inserite.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
7 Cancellieri 2018 FrancoAngeli Innovazione Sociale e Rigenerazione Urbana Cancellieri.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Versione dell'editore
Licenza:
Accesso libero (no vincoli)
Dimensione
1.43 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.43 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.