L’invenzione del globo. Spazio, potere, comunicazione nell’epoca dell’aria, edito per la Piccola Biblioteca di Einaudi, è un saggio ricco, suggestivo, arguto. Lo è perché l’autore, Matteo Vegetti, spazia dalla filosofia alla geografia, dalla politica all’economia, e usa lenti insolite per una penetrante genealogia dell’età globale. Vale innanzitutto notare che egli non intende la globalizzazione in senso meramente quantitativo, come una moltiplicazione delle interazioni politiche o economiche, sociali o culturali, oppure come un incremento dell’interdipendenza tra le nazioni. La sua ricerca si inscrive in una corrente minoritaria, non secondaria, tesa ad accentuare i tratti storici e filosofici del globo, della sua morfologia sferica. In anni recenti, hanno variamente lavorato in questa direzione, tra gli altri, Denis Cosgrove negli Stati Uniti, Peter Sloterdijk in Germania, Sebastian Vincent Grevsmühl in Francia, Franco Farinelli in Italia (stranamente assente, come Grevsmühl, dall’indice dei nomi). Anche Vegetti rimarca la presa di coscienza del mondo come un tutt’uno, che, esemplare nelle opere di Valéry e Jünger, di Rosenzweig e Freud, viene collocata nel primo Novecento. Ma a differenza degli studiosi sopra indicati, il debito schmittiano contribuisce a che L’invenzione del globo riconosca un carattere eminentemente politico alle dinamiche di globalizzazione.
Una geofilosofia del globo. Recensione di Matteo Vegetti, L'invenzione del globo. Spazio, potere, comunicazione nell'epoca dell'aria
Giulio Azzolini
2018-01-01
Abstract
L’invenzione del globo. Spazio, potere, comunicazione nell’epoca dell’aria, edito per la Piccola Biblioteca di Einaudi, è un saggio ricco, suggestivo, arguto. Lo è perché l’autore, Matteo Vegetti, spazia dalla filosofia alla geografia, dalla politica all’economia, e usa lenti insolite per una penetrante genealogia dell’età globale. Vale innanzitutto notare che egli non intende la globalizzazione in senso meramente quantitativo, come una moltiplicazione delle interazioni politiche o economiche, sociali o culturali, oppure come un incremento dell’interdipendenza tra le nazioni. La sua ricerca si inscrive in una corrente minoritaria, non secondaria, tesa ad accentuare i tratti storici e filosofici del globo, della sua morfologia sferica. In anni recenti, hanno variamente lavorato in questa direzione, tra gli altri, Denis Cosgrove negli Stati Uniti, Peter Sloterdijk in Germania, Sebastian Vincent Grevsmühl in Francia, Franco Farinelli in Italia (stranamente assente, come Grevsmühl, dall’indice dei nomi). Anche Vegetti rimarca la presa di coscienza del mondo come un tutt’uno, che, esemplare nelle opere di Valéry e Jünger, di Rosenzweig e Freud, viene collocata nel primo Novecento. Ma a differenza degli studiosi sopra indicati, il debito schmittiano contribuisce a che L’invenzione del globo riconosca un carattere eminentemente politico alle dinamiche di globalizzazione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
AZZOLINI G (2018). Recensione di Matteo Vegetti, L’invenzione del globo.pdf
non disponibili
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Accesso chiuso-personale
Dimensione
39.36 kB
Formato
Adobe PDF
|
39.36 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.