L’opera di Crimi si colloca nell’arco temporale che segna l’ascesa di Credaro prima, il suo dicastero poi, fino alla dolorosa, difficile svolta gentiliana. La questione del tirocinio, così come tutta l’esperienza pedagogica da lui costruita, si innestano storicamente nella complessa querelle ideologica tra la tendenza di natura laicopositivista, promotrice di una scuola in cui il fattore tecnico-scientifico riveste un suo preciso ruolo, non subordinato e minoritario rispetto alle materie umanistiche, nella quale Crimi si riconosce appieno e che diviene il punto di partenza della sua architettura pedagogica; e quella, di segno opposto, idealista-attualista, secondo la quale nessuna tecnica, nessun metodo preconfezionato può riuscire nell’opera delicata di aiutare il bambino a procedere “nel suo sviluppo intrinseco”, se non quella particolare sensibilità che conferisce la cultura, per cui, come sosteneva Lombardo Radice, “la miglior preparazione professionale del maestro fu, è e sarà sempre una cultura disinteressata, non professionale: una cultura umana”. Il che spiega le alterne vicende subite dal tirocinio nel corso della prima metà dello scorso secolo, ritenuto fondamentale dai primi e ricusato con forza dai secondi. E, ancora, lo sforzo creativo e la forte consapevolezza pedagogica di coloro che, come Michele Crimi, vollero sostenerlo sperimentandone le diverse potenzialità

Il tirocinio come esperienza formativa nella pratica didattica del R. Ginnasio Magistrale di Marsala

ines giunta
2008-01-01

Abstract

L’opera di Crimi si colloca nell’arco temporale che segna l’ascesa di Credaro prima, il suo dicastero poi, fino alla dolorosa, difficile svolta gentiliana. La questione del tirocinio, così come tutta l’esperienza pedagogica da lui costruita, si innestano storicamente nella complessa querelle ideologica tra la tendenza di natura laicopositivista, promotrice di una scuola in cui il fattore tecnico-scientifico riveste un suo preciso ruolo, non subordinato e minoritario rispetto alle materie umanistiche, nella quale Crimi si riconosce appieno e che diviene il punto di partenza della sua architettura pedagogica; e quella, di segno opposto, idealista-attualista, secondo la quale nessuna tecnica, nessun metodo preconfezionato può riuscire nell’opera delicata di aiutare il bambino a procedere “nel suo sviluppo intrinseco”, se non quella particolare sensibilità che conferisce la cultura, per cui, come sosteneva Lombardo Radice, “la miglior preparazione professionale del maestro fu, è e sarà sempre una cultura disinteressata, non professionale: una cultura umana”. Il che spiega le alterne vicende subite dal tirocinio nel corso della prima metà dello scorso secolo, ritenuto fondamentale dai primi e ricusato con forza dai secondi. E, ancora, lo sforzo creativo e la forte consapevolezza pedagogica di coloro che, come Michele Crimi, vollero sostenerlo sperimentandone le diverse potenzialità
2008
Lo sperimentalismo pedagogico in Sicilia e Michele Crimi
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