La storia del concetto di flessibilità è, essenzialmente, la narrazione del suo ostracismo, del suo confinamento ai margini dell’elaborazione scientifica perché considerato nella sua più comune accezione definitoria (quella di ciò “che può variare, modificarsi, adattarsi a condizioni diverse”) e fatto diventare, per questa via, sinonimo di volubilità, di incostanza, di mutevolezza nelle decisioni, sicuro indice di mancanza di coerenza, di incapacità nel fondare le proprie ragioni, di una costitutiva “leggerezza dell’essere”. Erto, quindi, a bandiera, nel comune sentire, di un qualunquismo becero, è stato, poi, stigmatizzato e codificato come una forma anarchica e inconcludente, naturalmente antagonista di una concezione del sapere prevalentemente preoccupata di contenere la conoscenza entro schemi più o meno rigidi e di vigilare sulla loro coerenza rispetto all’ideologia di riferimento: nell’uno e nell’altro caso, l’invito a considerare la possibilità di un’idea di flessibilità intesa come un atteggiamento di apertura mentale ispirato dalla necessità di compiere scelte consapevoli, piuttosto che, come si era portati a credere, quale attitudine alla arrendevolezza, alla remissività, al camaleontismo, rivelava un potenziale nuovo, a tratti rivoluzionario e sicuramente pericoloso. Tuttavia, se i contesti e l’insieme delle relazioni all’interno dei quali si era inserito il termine in passato potevano giustificare una lettura così restrittiva del suo significato, oggi perseverare nel farlo appare improprio, inadeguato e perfino pretestuoso: non esiste, infatti, ostacolo all’apprendimento scientifico più grande, ingiustificabile e grave che la “fissazione” di una conoscenza “antiquata” (Bachelard, 1995). Un primo sforzo sarà, quindi, dedicato a motivare le ragioni per le quali si è deciso di condurre un’analisi tanto approfondita del concetto di flessibilità. Si procederà, pertanto, con la disambiguazione del termine, condotta non allo scopo di dedurne una definizione, ma di esplicitare il filo delle considerazioni che hanno motivato la ricerca.

Flessibilità: saggio antologico sulla natura del concetto e la questione metodologica

Ines Giunta
2014-01-01

Abstract

La storia del concetto di flessibilità è, essenzialmente, la narrazione del suo ostracismo, del suo confinamento ai margini dell’elaborazione scientifica perché considerato nella sua più comune accezione definitoria (quella di ciò “che può variare, modificarsi, adattarsi a condizioni diverse”) e fatto diventare, per questa via, sinonimo di volubilità, di incostanza, di mutevolezza nelle decisioni, sicuro indice di mancanza di coerenza, di incapacità nel fondare le proprie ragioni, di una costitutiva “leggerezza dell’essere”. Erto, quindi, a bandiera, nel comune sentire, di un qualunquismo becero, è stato, poi, stigmatizzato e codificato come una forma anarchica e inconcludente, naturalmente antagonista di una concezione del sapere prevalentemente preoccupata di contenere la conoscenza entro schemi più o meno rigidi e di vigilare sulla loro coerenza rispetto all’ideologia di riferimento: nell’uno e nell’altro caso, l’invito a considerare la possibilità di un’idea di flessibilità intesa come un atteggiamento di apertura mentale ispirato dalla necessità di compiere scelte consapevoli, piuttosto che, come si era portati a credere, quale attitudine alla arrendevolezza, alla remissività, al camaleontismo, rivelava un potenziale nuovo, a tratti rivoluzionario e sicuramente pericoloso. Tuttavia, se i contesti e l’insieme delle relazioni all’interno dei quali si era inserito il termine in passato potevano giustificare una lettura così restrittiva del suo significato, oggi perseverare nel farlo appare improprio, inadeguato e perfino pretestuoso: non esiste, infatti, ostacolo all’apprendimento scientifico più grande, ingiustificabile e grave che la “fissazione” di una conoscenza “antiquata” (Bachelard, 1995). Un primo sforzo sarà, quindi, dedicato a motivare le ragioni per le quali si è deciso di condurre un’analisi tanto approfondita del concetto di flessibilità. Si procederà, pertanto, con la disambiguazione del termine, condotta non allo scopo di dedurne una definizione, ma di esplicitare il filo delle considerazioni che hanno motivato la ricerca.
2014
flessibilMENTE. Un modello sistemico di approccio al tema della flessibilità
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