“sṯỉ ddwn: The Scent as mark of Divinity and Otherness”

The Egyptian interpretation of the world passes through a universe not only of knowledge and skills, but also of physical sensations. In this perspective, the empiric experience can be integrated into that cultural baggage that the Egyptian can reinterpret in different ways and contexts. Part of this experiential database are: images, sounds, tastes and smells, the five senses being the main road to gather informations from the earthly world, but also from the divine. Scents and smells are one of the ways in which humans can feel the presence of the gods – together with particular sounds or colours and an increasing perception of fear or confusion – maybe also because they were especially sought after for their value and their exoticism, having origin in distant and legendary lands. A good example of this idea is provided by Ddwn, a god already mentioned in the Old Kingdom corpus of the Pyramid Texts as a Hwn SmAw di.f snTr; he is a good-looking youngster who provides the incense for the dead king and, therefore, is linked to the Lower Nubia and the southern-oriental desert, whence spices came from. Indeed, the search for exotic products and essences in distant and unknown lands was widespread in Egypt since the iv dynasty – and even more from the vi – and it was functional to the cultural construction of the external world and of the otherness. This otherness envelops the figure of Ddwn by means of the incense, foreign scent which comes to assume ritual connotations in a funerary context – as that of the Pyramid Text is – and symbolic meaning in association with the divine.

L’interpretazione egiziana del mondo passa attraverso un universo fatto, non solamente di conoscenze e competenze, ma anche di sensazioni fisiche. In questa prospettiva, l’esperienza empirica ben si inserisce in quel bagaglio culturale che gli Egiziani potevano reinterpretare in modi e contesti diversificati. Parte di questo database esperienziale sono immagini, suoni, gusti e odori; perché i cinque sensi costituiscono la via maestra per raccogliere le informazioni fornite dal mondo terreno, e anche da quello divino. Odori e profumi rappresentano solo una delle modalità attraverso cui gli uomini possono percepire la presenza divina – insieme con suoni e colori particolari o con una crescente percezione di paura e confusione – probabilmente anche grazie alle loro rarità e preziosità, avendo esse origine da terre lontane e leggendarie. Un ottimo esempio di questa elaborazione è fornito da Ddwn, una divinità menzionata già nell’Antico Regno dal corpus dei Testi delle Piramidi come Hwn SmAw di.f snTr; Dedwen è descritto come un giovane di bell’aspetto che fornisce incenso al sovrano defunto ed è dunque connesso con la Bassa Nubia e con il deserto sud-orientale, da cui le spezie provengono.La ricerca di prodotti esotici ed essenze nelle regioni lontane e poco conosciute, condotta sin dalla dinastia e ancor più dalla , divenne funzionale proprio alla costruzione culturale del mondo esterno e del concetto di alterità. Questa alterità avvolge la figura di Ddwn proprio attraverso l’incenso, un’essenza esotica che finisce per assumere connotazioni rituali in contesti funerari – come quello dei Testi delle Piramidi – e significati simbolici in associazione al divino.