La ricerca accademica è stata forse uno dei primi settori a essere esposti alla rivoluzione digitale. La riforma che ha scandito il passaggio della governance accademica dall’università Humboldtiana all’università neoliberale in chiave manageriale ed aziendalistica si è servita sin da principio di una serie di dispositivi tesi a monitorare e valutare la performance in modo continuativo, tracciando ogni interazione che prende luogo nell’ambiente accademico e nel mondo esterno. Traendo spunto dal lavoro di Deborah Lupton, Inger Mewburn e Pat Thomson, The Digital Academic: Critical Perspectives on Digital Technologies in Higher Education (2017), questo paper guarda al digital self dell’accademico contemporaneo. Complici piattaforme digitali come Academia.edu, Linkedin, Googlescholar, University e-repositories, SlideShare, Content aggregator tools, l’accademico digitale può aumentare fortemente le sue interazioni quotidiane e l’impatto della sua ricerca. Ma più ancora che strumenti di interazione, questi strumenti trasformano l’accademico in un individuo digitale la cui performance è costantemente monitorata sino a scoprirlo prigioniero di una crescente “dataveillance”. In questo contesto la domanda è non solo quale sia l’impatto delle tecnologie digitali sulla qualità della ricerca contemporanea, ma quale sia l'impatto della quantificazione e del monitoraggio continuo della performance sulle condizioni di vita e di lavoro dell’accademico contemporaneo, in un'epoca in cui le tensioni, i conflitti e il malessere che abitano l’università neoliberale sembrano divenire sempre più inabilitanti.

L'inadeguatezza del digital academic

francesca coin
2018-01-01

Abstract

La ricerca accademica è stata forse uno dei primi settori a essere esposti alla rivoluzione digitale. La riforma che ha scandito il passaggio della governance accademica dall’università Humboldtiana all’università neoliberale in chiave manageriale ed aziendalistica si è servita sin da principio di una serie di dispositivi tesi a monitorare e valutare la performance in modo continuativo, tracciando ogni interazione che prende luogo nell’ambiente accademico e nel mondo esterno. Traendo spunto dal lavoro di Deborah Lupton, Inger Mewburn e Pat Thomson, The Digital Academic: Critical Perspectives on Digital Technologies in Higher Education (2017), questo paper guarda al digital self dell’accademico contemporaneo. Complici piattaforme digitali come Academia.edu, Linkedin, Googlescholar, University e-repositories, SlideShare, Content aggregator tools, l’accademico digitale può aumentare fortemente le sue interazioni quotidiane e l’impatto della sua ricerca. Ma più ancora che strumenti di interazione, questi strumenti trasformano l’accademico in un individuo digitale la cui performance è costantemente monitorata sino a scoprirlo prigioniero di una crescente “dataveillance”. In questo contesto la domanda è non solo quale sia l’impatto delle tecnologie digitali sulla qualità della ricerca contemporanea, ma quale sia l'impatto della quantificazione e del monitoraggio continuo della performance sulle condizioni di vita e di lavoro dell’accademico contemporaneo, in un'epoca in cui le tensioni, i conflitti e il malessere che abitano l’università neoliberale sembrano divenire sempre più inabilitanti.
2018
1/2018
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