Il libro ripercorre i cento anni di storia dell'impresa Carlos Casado S.A. in Paraguay dal punto di vista dei diversi gruppi sociali che ne furono protagonisti: i lavoratori indigeni e non indigeni, i missionari salesiani, i manager argentini ed i politici locali. La fabbrica, che produceva tannino attraverso lo sfruttamento dell'albero di "quebracho", venne costruita nel 1886 da Carlos Casado del Alisal, un imprenditore spagnolo nazionalizzato argentino, diventando negli anni '30 uno dei maggiori centri di produzione di tannino a livello mondiale. Costruito come un racconto corale, il libro utilizza fonti orali (circa 70 interviste realizzate ad ex-lavoratori - indigeni e non - tra il 2015 e il 2016), ma anche documenti d'archivio di diversa natura: documenti amministrativi ritrovati dall'autrice nella ex-fabbrica, documenti provenienti dall'archivio del "Ministerio del Exterior" paraguaiano, da archivi privati e dal cosiddetto "archivio del terrore", oggi Museo della Giustizia. Intrecciando tra di loro le testimonianze indigene e non indigene l'autrice ha voluto narrare la storia dell'impresa Casado senza relegare le prime ad una versione "etnico/folklorica" della storia ufficiale (sempre che il punto di vista indigeno venga preso in considerazione) come spesso avviene nei testi attualmente in circolazione. Tuttavia, è possibile ricostruire l'appartenenza etnica degli intervistati ritrovando in nota alla fine di ogni capitolo i dettagli biografici degli intervistati, il tempo e luogo dell'intervista e l'idioma in cui l'intervista è stata raccolta. Nei casi in cui le interviste siano state realizzate dall'autrice in guaraní, la traduzione è stata portata avanti mantenendola il più fedele possibile ad una versione dello spagnolo vernacolare piuttosto che urbana/transnazionale. Il libro è diviso in due parti: la prima parte è dedicata ad una ricostruzione temporale dei principali avvenimenti legati alla storia di Puerto Casado, e la seconda ad una descrizione dei principali luoghi della memoria che ne compongono il territorio. Grazie ad una conoscenza approfondita del luogo e degli abitanti, e all'osservazione partecipante portata avanti ad intermittenza in un arco complessivo di dodici anni, le interviste sono condotte in profondità lasciando emergere in tutta la loro complessità le tensioni e le contraddizioni che continuano a caratterizzare il presente. La seconda parte e' divisa a sua volta in due parti, tenute insieme da un testo denominato "interludio" dove si approfondiscono le categoria di domesticazione e doma (domesticar y amansar) e le pratiche ad esse collegate come chiave di lettura emica delle relazioni tra la famiglia Casado, la popolazione indigena e quella non indigena nel territorio Casado.

Del trabajo ajeno y vacas ariscas. Puerto Casado. Genealogías (1886-2000).

BONIFACIO, Valentina
2017-01-01

Abstract

Il libro ripercorre i cento anni di storia dell'impresa Carlos Casado S.A. in Paraguay dal punto di vista dei diversi gruppi sociali che ne furono protagonisti: i lavoratori indigeni e non indigeni, i missionari salesiani, i manager argentini ed i politici locali. La fabbrica, che produceva tannino attraverso lo sfruttamento dell'albero di "quebracho", venne costruita nel 1886 da Carlos Casado del Alisal, un imprenditore spagnolo nazionalizzato argentino, diventando negli anni '30 uno dei maggiori centri di produzione di tannino a livello mondiale. Costruito come un racconto corale, il libro utilizza fonti orali (circa 70 interviste realizzate ad ex-lavoratori - indigeni e non - tra il 2015 e il 2016), ma anche documenti d'archivio di diversa natura: documenti amministrativi ritrovati dall'autrice nella ex-fabbrica, documenti provenienti dall'archivio del "Ministerio del Exterior" paraguaiano, da archivi privati e dal cosiddetto "archivio del terrore", oggi Museo della Giustizia. Intrecciando tra di loro le testimonianze indigene e non indigene l'autrice ha voluto narrare la storia dell'impresa Casado senza relegare le prime ad una versione "etnico/folklorica" della storia ufficiale (sempre che il punto di vista indigeno venga preso in considerazione) come spesso avviene nei testi attualmente in circolazione. Tuttavia, è possibile ricostruire l'appartenenza etnica degli intervistati ritrovando in nota alla fine di ogni capitolo i dettagli biografici degli intervistati, il tempo e luogo dell'intervista e l'idioma in cui l'intervista è stata raccolta. Nei casi in cui le interviste siano state realizzate dall'autrice in guaraní, la traduzione è stata portata avanti mantenendola il più fedele possibile ad una versione dello spagnolo vernacolare piuttosto che urbana/transnazionale. Il libro è diviso in due parti: la prima parte è dedicata ad una ricostruzione temporale dei principali avvenimenti legati alla storia di Puerto Casado, e la seconda ad una descrizione dei principali luoghi della memoria che ne compongono il territorio. Grazie ad una conoscenza approfondita del luogo e degli abitanti, e all'osservazione partecipante portata avanti ad intermittenza in un arco complessivo di dodici anni, le interviste sono condotte in profondità lasciando emergere in tutta la loro complessità le tensioni e le contraddizioni che continuano a caratterizzare il presente. La seconda parte e' divisa a sua volta in due parti, tenute insieme da un testo denominato "interludio" dove si approfondiscono le categoria di domesticazione e doma (domesticar y amansar) e le pratiche ad esse collegate come chiave di lettura emica delle relazioni tra la famiglia Casado, la popolazione indigena e quella non indigena nel territorio Casado.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10278/3691744
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