Questo saggio si propone di riconsiderare le interpretazioni architettoniche, artistiche e simboliche di due importanti siti sacri dell'Asia meridionale: il tempio Kailāśanātha di Ellora (Ellorā), solitamente identificato come grotta n° 16, e il monte Kailash (Kailāśa) del Tibet, luogo di pellegrinaggio sia per gli hindū, sia per i devoti di altre grandi religioni dell'Asia. Partendo dai primi surveys dello storico dell'arte dell'età vittoriana James Fergusson, e attraverso le ricerche pionieristiche di James Burgess e di Ernest B. Havell, è possibile comprendere con quali modalità il Kailāśanātha di Ellora (Ellorā) sia stato considerato dagli studiosi una straordinaria rappresentazione della montagna sacra del Tibet nel cuore del Maharastra (Mahārāṣṭra).Tale complesso monumentale fu realizzato tra l'VIII e il X secolo d. C., durante la dinastia dei Rāṣṭrakūṭa, racchiudendo in sé molteplici significati: tempio- montagna, centro del cosmo, nucleo del potere imperiale di una dinastia di sovrani. Analizzando le interpretazioni degli studiosi quali Ronald Inden, Walter Smith, e Micheal Meister, che più recentemente hanno esaminato aspetti iconografici, ipotesi topografiche e problematiche culturali, si è giunti a una riflessione che induce a estendere il campo dell'indagine. Considerare la grotta 16 e il sito di Ellora come la rappresentazione artistica della sacra vetta himalayana geografica dove risiedono Śiva e Pārvatī, ampiamente celebrata nei testi antichi del mondo induista, può diventare un paradigma adatto a interpretare l'architettura templare induista ben oltre i limiti geografici del Subcontinente indiano.
MOUNT KAILĀŚA IN MAHĀRĀṢṬRA: RECONSIDERING THE ROLE OF CAVE 16 IN THE ROCK-CUT TEMPLE ARCHITECTURE OF ELLORĀ
DUBBINI, GIANNI
2016-01-01
Abstract
Questo saggio si propone di riconsiderare le interpretazioni architettoniche, artistiche e simboliche di due importanti siti sacri dell'Asia meridionale: il tempio Kailāśanātha di Ellora (Ellorā), solitamente identificato come grotta n° 16, e il monte Kailash (Kailāśa) del Tibet, luogo di pellegrinaggio sia per gli hindū, sia per i devoti di altre grandi religioni dell'Asia. Partendo dai primi surveys dello storico dell'arte dell'età vittoriana James Fergusson, e attraverso le ricerche pionieristiche di James Burgess e di Ernest B. Havell, è possibile comprendere con quali modalità il Kailāśanātha di Ellora (Ellorā) sia stato considerato dagli studiosi una straordinaria rappresentazione della montagna sacra del Tibet nel cuore del Maharastra (Mahārāṣṭra).Tale complesso monumentale fu realizzato tra l'VIII e il X secolo d. C., durante la dinastia dei Rāṣṭrakūṭa, racchiudendo in sé molteplici significati: tempio- montagna, centro del cosmo, nucleo del potere imperiale di una dinastia di sovrani. Analizzando le interpretazioni degli studiosi quali Ronald Inden, Walter Smith, e Micheal Meister, che più recentemente hanno esaminato aspetti iconografici, ipotesi topografiche e problematiche culturali, si è giunti a una riflessione che induce a estendere il campo dell'indagine. Considerare la grotta 16 e il sito di Ellora come la rappresentazione artistica della sacra vetta himalayana geografica dove risiedono Śiva e Pārvatī, ampiamente celebrata nei testi antichi del mondo induista, può diventare un paradigma adatto a interpretare l'architettura templare induista ben oltre i limiti geografici del Subcontinente indiano.I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.