La proposta di Reuven Feuerstein si basa sulla Teoria della Modificabilità Cogni- tiva Strutturale. Essa postula, per ogni individuo, anche se affetto da handicap, o fortemente deprivato sul piano psicosociale, la possibilità di modificare struttu- ralmente i suoi processi di pensiero e cambiare il modo con cui si accosta alla co- noscenza e alle esperienze di vita. Tale progresso dipende in larga misura, nella prospettiva di Feuerstein, dalla forza della Mediazione Educativa. Il concetto di mediazione è sicuramente la seconda colonna che costituisce l’impalcatura del- la proposta di Feuerstein (Feuerstein, Klein, Tannenbaum, 1999). Questi riprende in proposito le intuizioni di Vygotsky e le osservazioni sullo scaffolding di Bru- ner (1960) e le sviluppa ulteriormente facendo delle esperienze di apprendimen- to mediato la base metodologica del suo programma, ovvero la condizione per lo sviluppo a spirale della modificabilità cognitiva (Feuerstein, 1990). Ma la Zona di Sviluppo Prossimale proposta da Lev Vygotsky, l’Esperienza di Apprendimen- to Mediato proposta da Reuven Feuerstein, nonché le ricerche e il lavoro sugli anziani di Warner Schaie e Sherry Willis e i numerosi studi sugli effetti della sco- larizzazione sulle capacità intellettive, gli studi condotti da Gardner sulla plurali- tà delle intelligenze e le ricerche avviate dalla sua scuola (Fisher et alii) costitui- scono basi di conoscenza e di evidenze che non possiamo più ignorare. Possia- mo e dobbiamo pensare l’intelligenza in maniera diversa e più flessibile; ossia in maniera atta ad aiutare le persone a fronteggiare le sfide poste dall’ambiente in cui vivono grazie all’incremento dei livelli di metacognizione. Con tutto ciò il progresso continuo della ricerca scientifica sul funzionamen- to dei processi cognitivi, ed in particolare sui processi di metacognizione con- nessi alla prospettiva della embodied cognition, per un verso, e alla caratteristi- ca enattiva che intrama e mobilita le nostre scelte di comportamento (Rossi, 2011), per l’altro, ci impongono di rivisitare sia la teoria che la metodologia pro- poste da Reuven Feuerstein allo scopo di valorizzarla, e di superare, insieme, al- cuni nodi problematici che incontriamo nelle pratiche di counselling o di inter- vento riabilitativo e inclusivo.

Con Feuerstein, oltre Feuerstein /

MARGIOTTA, Umberto;BONINELLI, MARIA LUISA;
2016-01-01

Abstract

La proposta di Reuven Feuerstein si basa sulla Teoria della Modificabilità Cogni- tiva Strutturale. Essa postula, per ogni individuo, anche se affetto da handicap, o fortemente deprivato sul piano psicosociale, la possibilità di modificare struttu- ralmente i suoi processi di pensiero e cambiare il modo con cui si accosta alla co- noscenza e alle esperienze di vita. Tale progresso dipende in larga misura, nella prospettiva di Feuerstein, dalla forza della Mediazione Educativa. Il concetto di mediazione è sicuramente la seconda colonna che costituisce l’impalcatura del- la proposta di Feuerstein (Feuerstein, Klein, Tannenbaum, 1999). Questi riprende in proposito le intuizioni di Vygotsky e le osservazioni sullo scaffolding di Bru- ner (1960) e le sviluppa ulteriormente facendo delle esperienze di apprendimen- to mediato la base metodologica del suo programma, ovvero la condizione per lo sviluppo a spirale della modificabilità cognitiva (Feuerstein, 1990). Ma la Zona di Sviluppo Prossimale proposta da Lev Vygotsky, l’Esperienza di Apprendimen- to Mediato proposta da Reuven Feuerstein, nonché le ricerche e il lavoro sugli anziani di Warner Schaie e Sherry Willis e i numerosi studi sugli effetti della sco- larizzazione sulle capacità intellettive, gli studi condotti da Gardner sulla plurali- tà delle intelligenze e le ricerche avviate dalla sua scuola (Fisher et alii) costitui- scono basi di conoscenza e di evidenze che non possiamo più ignorare. Possia- mo e dobbiamo pensare l’intelligenza in maniera diversa e più flessibile; ossia in maniera atta ad aiutare le persone a fronteggiare le sfide poste dall’ambiente in cui vivono grazie all’incremento dei livelli di metacognizione. Con tutto ciò il progresso continuo della ricerca scientifica sul funzionamen- to dei processi cognitivi, ed in particolare sui processi di metacognizione con- nessi alla prospettiva della embodied cognition, per un verso, e alla caratteristi- ca enattiva che intrama e mobilita le nostre scelte di comportamento (Rossi, 2011), per l’altro, ci impongono di rivisitare sia la teoria che la metodologia pro- poste da Reuven Feuerstein allo scopo di valorizzarla, e di superare, insieme, al- cuni nodi problematici che incontriamo nelle pratiche di counselling o di inter- vento riabilitativo e inclusivo.
2016
XIV
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