Il presente contributo vuole guardare all'emigrazione italiana a partire dalle narrazioni di Mariangela Sedda e Renata Mambelli, autrici rispettivamente di Oltremare (Il maestrale, 2008) e Argentina (Giunti, 2009). Si tratta di scrittrici che, pur non avendo avuto esperienze dirette di emigrazione, hanno sentito l'esigenza di scrivere su un tema solo in apparenza di scarsa attualità. La scelta di riprendere tale questione da un punto di vista di genere si può spiegare in molteplici modi: in primo luogo la necessità di decostruire la rappresentazione acriticamente positiva dell'emigrazione italiana del passato, spesso esaltata per rimarcare la differenza con l'immigrazione odierna in Italia, intesa come causa di tutti (o molti) dei mali del Belpaese. Sviluppare un discorso antiretorico sull'emigrazione italiana, che Sedda e Mambelli compiono descrivendo con grande delicatezza e sensibilità le difficoltà, l'emarginazione e anche la devianza in cui gli emigranti italiani rimanevano spesso imbrigliati, aiuta a guardare con occhio diverso, più consapevole, l'oggi. La paura, la diffidenza e il razzismo nei confronti degli stranieri non sono fenomeni nuovi, dal momento che gli italiani lo hanno sperimentato sulla propria pelle. Purtroppo il nostro paese manca di memoria storica e due testi come quelli di Mambelli e Sedda aiutano a ripercorrerne una importante sezione. In secondo luogo, guardare attraverso le lenti del genere all'emigrazione italiana contribuisce a smantellare una serie di stereotipi sulle donne, valorizzando la loro intraprendenza, protagonismo e forza di volontà. Il romanzo Umbertina di Helen Barolini, che citeremo solo rapidamente in quanto non rientra tra le scritture in lingua italiana, descrive con grande efficacia il velo che ha celato il ruolo centrale delle donne in contesti di emigrazione. Anche la tradizione del memoir si colloca nella medesima direzione, portando luce nuova sulle figure femminili non solo di prima generazione, ma anche delle successive. Le protagoniste femminili di Oltremare e Argentina offrono una visione antistereotipata delle donne sottolineando, senza retorica, il loro protagonismo. Infine, come terzo punto, entrambi i testi pongono al centro la relazione di reciproco sostegno tra donne, che in contesti di difficoltà si appoggiano l'una all'altra senza riserve. Il rapporto tra le due sorelle descritte da Sedda, che l'oceano separa ma che la scrittura unisce è un felice esempio: Oltremare infatti ripropone il genere dell'epistolario, scelta formale inusuale ma di grande efficacia e impatto sul lettore. In Argentina il rapporto tra due sconosciute che si incontrano ancora prima di imbarcarsi diventa la molla che fa scattare la narrazione, dando un grande esempio di solidarietà e fiducia declinato al femminile. Le esperienze di singole donne assumono un significato che va oltre l'individuale, offrendo uno scorcio sincero, da una prospettiva marginale che però da quel margine trae la sua forza, di una fase importante della storia collettiva che il discorso pubblico e la percezione collettiva troppo spesso semplificano, ignorando i fili che uniscono passato e presente.

Fili resistenti: voci femminili dell’oggi raccontano l’emigrazione delle donne di ieri

CAMILOTTI, Silvia
2011-01-01

Abstract

Il presente contributo vuole guardare all'emigrazione italiana a partire dalle narrazioni di Mariangela Sedda e Renata Mambelli, autrici rispettivamente di Oltremare (Il maestrale, 2008) e Argentina (Giunti, 2009). Si tratta di scrittrici che, pur non avendo avuto esperienze dirette di emigrazione, hanno sentito l'esigenza di scrivere su un tema solo in apparenza di scarsa attualità. La scelta di riprendere tale questione da un punto di vista di genere si può spiegare in molteplici modi: in primo luogo la necessità di decostruire la rappresentazione acriticamente positiva dell'emigrazione italiana del passato, spesso esaltata per rimarcare la differenza con l'immigrazione odierna in Italia, intesa come causa di tutti (o molti) dei mali del Belpaese. Sviluppare un discorso antiretorico sull'emigrazione italiana, che Sedda e Mambelli compiono descrivendo con grande delicatezza e sensibilità le difficoltà, l'emarginazione e anche la devianza in cui gli emigranti italiani rimanevano spesso imbrigliati, aiuta a guardare con occhio diverso, più consapevole, l'oggi. La paura, la diffidenza e il razzismo nei confronti degli stranieri non sono fenomeni nuovi, dal momento che gli italiani lo hanno sperimentato sulla propria pelle. Purtroppo il nostro paese manca di memoria storica e due testi come quelli di Mambelli e Sedda aiutano a ripercorrerne una importante sezione. In secondo luogo, guardare attraverso le lenti del genere all'emigrazione italiana contribuisce a smantellare una serie di stereotipi sulle donne, valorizzando la loro intraprendenza, protagonismo e forza di volontà. Il romanzo Umbertina di Helen Barolini, che citeremo solo rapidamente in quanto non rientra tra le scritture in lingua italiana, descrive con grande efficacia il velo che ha celato il ruolo centrale delle donne in contesti di emigrazione. Anche la tradizione del memoir si colloca nella medesima direzione, portando luce nuova sulle figure femminili non solo di prima generazione, ma anche delle successive. Le protagoniste femminili di Oltremare e Argentina offrono una visione antistereotipata delle donne sottolineando, senza retorica, il loro protagonismo. Infine, come terzo punto, entrambi i testi pongono al centro la relazione di reciproco sostegno tra donne, che in contesti di difficoltà si appoggiano l'una all'altra senza riserve. Il rapporto tra le due sorelle descritte da Sedda, che l'oceano separa ma che la scrittura unisce è un felice esempio: Oltremare infatti ripropone il genere dell'epistolario, scelta formale inusuale ma di grande efficacia e impatto sul lettore. In Argentina il rapporto tra due sconosciute che si incontrano ancora prima di imbarcarsi diventa la molla che fa scattare la narrazione, dando un grande esempio di solidarietà e fiducia declinato al femminile. Le esperienze di singole donne assumono un significato che va oltre l'individuale, offrendo uno scorcio sincero, da una prospettiva marginale che però da quel margine trae la sua forza, di una fase importante della storia collettiva che il discorso pubblico e la percezione collettiva troppo spesso semplificano, ignorando i fili che uniscono passato e presente.
2011
World Wide Women. Globalizzazione, genere, linguaggi
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