Anche a Verona, nel corso dell’Ottocento, non mancarono protagonisti e diffusori di quel particolare clima culturale che, propagandosi verso la metà del secolo, affiancava a un rinnovato interesse storiografico l’idealizzazione e l’esaltazione del Medioevo, assunto a modello ideologico per gli ideali di libertà politica e di unità nazionale dagli storici e dai letterati di maggior spicco dell’Italia post-unitaria. In ambito locale questo clima di revival sfociò nella celebrazione delle proprie radici municipali e si diffuse dall’ambiente più ristretto degli studi a quello più vasto della riprogettazione urbana. La ripresa e il recupero di forme medievali sugli edifici emergenti e caratterizzanti della città, furono i simboli concreti di un’autocoscienza civica entusiasticamente risvegliatasi. Assai significativo, a tal proposito, fu il restauro della chiesa romanica di S. Lorenzo, fondata fra la fine dell’XI e l’inizio del XII sec., ma completamente rimodernata fra i secc. XV e XIX per fini prettamente cultuali ed estetici; fra il 1887 e il 1898 l’allora rettore don Pietro Scapini smantellò le superfetazioni moderne con il solo obiettivo di riportare la fabbrica al suo supposto stato primigenio. L’intervento punta all’acquisizione di nuovi dati che permettano di analizzare e circoscrivere compiutamente il ripristino tardo ottocentesco: a tal proposito, sono resi noti parecchi materiali archivistici in gran parte inediti e conservati fra Verona, Roma e New York, che fanno emergere un fondamentale tassello della storia di S. Lorenzo negli ultimi anni dell’Ottocento. Benché la lettura di queste documentazioni possa sembrare un mero esercizio di ricerca archivistica, è opportuno evidenziare come simili carte siano sovente corredate da precise relazioni sullo stato della struttura, da dettagliati rilievi e da fotografie che ci consegnano un'insolita immagine del monumento veronese nel momento in cui conservava gli apparati rinascimentali e barocchi, completamente emendati dai restauri ottocenteschi.

La “riscoperta” di un patrimonio romanico: il restauro ottocentesco della chiesa di S. Lorenzo a Verona

PASSUELLO, ANGELO
2015-01-01

Abstract

Anche a Verona, nel corso dell’Ottocento, non mancarono protagonisti e diffusori di quel particolare clima culturale che, propagandosi verso la metà del secolo, affiancava a un rinnovato interesse storiografico l’idealizzazione e l’esaltazione del Medioevo, assunto a modello ideologico per gli ideali di libertà politica e di unità nazionale dagli storici e dai letterati di maggior spicco dell’Italia post-unitaria. In ambito locale questo clima di revival sfociò nella celebrazione delle proprie radici municipali e si diffuse dall’ambiente più ristretto degli studi a quello più vasto della riprogettazione urbana. La ripresa e il recupero di forme medievali sugli edifici emergenti e caratterizzanti della città, furono i simboli concreti di un’autocoscienza civica entusiasticamente risvegliatasi. Assai significativo, a tal proposito, fu il restauro della chiesa romanica di S. Lorenzo, fondata fra la fine dell’XI e l’inizio del XII sec., ma completamente rimodernata fra i secc. XV e XIX per fini prettamente cultuali ed estetici; fra il 1887 e il 1898 l’allora rettore don Pietro Scapini smantellò le superfetazioni moderne con il solo obiettivo di riportare la fabbrica al suo supposto stato primigenio. L’intervento punta all’acquisizione di nuovi dati che permettano di analizzare e circoscrivere compiutamente il ripristino tardo ottocentesco: a tal proposito, sono resi noti parecchi materiali archivistici in gran parte inediti e conservati fra Verona, Roma e New York, che fanno emergere un fondamentale tassello della storia di S. Lorenzo negli ultimi anni dell’Ottocento. Benché la lettura di queste documentazioni possa sembrare un mero esercizio di ricerca archivistica, è opportuno evidenziare come simili carte siano sovente corredate da precise relazioni sullo stato della struttura, da dettagliati rilievi e da fotografie che ci consegnano un'insolita immagine del monumento veronese nel momento in cui conservava gli apparati rinascimentali e barocchi, completamente emendati dai restauri ottocenteschi.
2015
La ricerca che cambia
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