Il saggio studia le rappresentazioni del male in alcune delle "Histoires tragiques et mémorables" di François de Rosset (1613), raccolta appartenente a un genere di successo che fa trapelare una figura di autore pienamente consapevoli della risorsa che questo genere narrativo rappresenta sul piano della diffusione editoriale. Rappresentato nelle sue diverse forme – male metafisico legato alle miserie del secolo, male morale, violenza contro il corpo – il male nelle "histoires tragiques" è sanzionato e, al contempo, esibito, non senza un compiacimento spesso indotto dall'accentuazione dell'impronta fortemente visiva della narrazione e dal patetismo. La teatralizzazione della violenza, le dinamiche di seduzione del lettore e, infine, l’ambivalenza generata dalla compresenza di forme implicite di autocompiacimento nella narrazione di vicende orride e cruente e di finalità edificanti esplicite si uniscono al richiamo all'attualità dei fatti evocati. Quest'ultimo aspetto induce la messa in atto di una poetica dello sguardo in cui il piano visivo interno alla diegesi – quello del testimone oculare – si riflette in quello del pubblico dei lettori. Le scene di supplizio ne sono la perfetta incarnazione. Modellate sulla matrice del racconto esemplare in cui visione barocca e controriformata si intrecciano, le "Histoires tragiques" sviluppano il rapporto ambiguo tra un male voluttuosamente esibito e un rigido progetto di moralizzazione e, sul piano della ricezione, tra la seduzione e la catarsi del lettore.
Rappresentazione del male e piacere perverso della lettura nelle histoires tragiques del primo Seicento
CAMPANINI, Magda
2017-01-01
Abstract
Il saggio studia le rappresentazioni del male in alcune delle "Histoires tragiques et mémorables" di François de Rosset (1613), raccolta appartenente a un genere di successo che fa trapelare una figura di autore pienamente consapevoli della risorsa che questo genere narrativo rappresenta sul piano della diffusione editoriale. Rappresentato nelle sue diverse forme – male metafisico legato alle miserie del secolo, male morale, violenza contro il corpo – il male nelle "histoires tragiques" è sanzionato e, al contempo, esibito, non senza un compiacimento spesso indotto dall'accentuazione dell'impronta fortemente visiva della narrazione e dal patetismo. La teatralizzazione della violenza, le dinamiche di seduzione del lettore e, infine, l’ambivalenza generata dalla compresenza di forme implicite di autocompiacimento nella narrazione di vicende orride e cruente e di finalità edificanti esplicite si uniscono al richiamo all'attualità dei fatti evocati. Quest'ultimo aspetto induce la messa in atto di una poetica dello sguardo in cui il piano visivo interno alla diegesi – quello del testimone oculare – si riflette in quello del pubblico dei lettori. Le scene di supplizio ne sono la perfetta incarnazione. Modellate sulla matrice del racconto esemplare in cui visione barocca e controriformata si intrecciano, le "Histoires tragiques" sviluppano il rapporto ambiguo tra un male voluttuosamente esibito e un rigido progetto di moralizzazione e, sul piano della ricezione, tra la seduzione e la catarsi del lettore.File | Dimensione | Formato | |
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