Nei secoli XIII-XVI Venezia consolida la propria presenza sul mare e avvia l'esperienza in terraferma. Periodo in cui la città stato lagunare decolla come stato, 'capitalizzando' in qualche caso una consuetudine di rapporti e relazioni precedenti sia oltremare che in terraferma di natura commerciale o fondiaria, associata talora anche all'invio di rettori esperti di cose di governo. Contatti e presenze trasformatesi nel tempo, in qualche caso, in dominium loci. Scambi e relazioni di lunga durata, che hanno mutato fisionomia nel tempo. Nel rapportarsi con altre realtà, cittadine e locali – sia che queste entrassero a far parte del dominio, sia che avessero con il comune lagunare relazioni economico-commerciali tout court –, Venezia fece uso dello strumento giuridico per avviare, regolare, e successivamente adeguare tali rapporti e relazioni alle eventuali mutate circostanze. Venezia insistette su tale modus operandi. La scelta di utilizzare a pieno gli strumenti giuridici nella prassi di governo, si associò, comunque, a un uso politico del diritto da parte della dominante nei riguardi delle terre e delle persone soggette. Un diritto e un sistema giuridico che al giudizio tecnico avrebbe preferito, in mancanza e quindi al di là della norma (e dello strumento giuridico), valutando caso per caso, un giudizio politico, improntato a un senso di equità dai forti presupposti etici, nella convinzione/consapevolezza che la realtà non poteva/doveva essere imbrigliata tutta quanta nella norma. Questo non implicò che la classe dirigente veneziana non riconoscesse il peso specifico di tali strumenti, quand'anche il loro valore fosse diventato piuttosto politico che servire come dispositivi di disciplinamento e regolamentazione. Un'importanza generalmente percepita, capace di alimentare anche il mito e la fama goduta dallo stato veneziano e dal suo corpo dirigente. La ricognizione verte, pertanto, sui principali strumenti giuridici per il periodo indicato: patti di dedizione, statuti e commissioni che, formando una sorta di sistema giuridico integrato, segnarono ogni nuova acquisizione territoriale veneziana, dando concretezza ai rapporti e limiti all'estensione delle prerogative reciproche. Se ne ripercorrono le peculiarità nell'esperienza statuale della città lagunare, evidenziandole alla luce anche dell'attenzione riservata (o meno) dagli studi.
Dominante e dominati: strumenti giuridici nell'esperienza 'statuale' veneziana
RIZZI, Alessandra
2015-01-01
Abstract
Nei secoli XIII-XVI Venezia consolida la propria presenza sul mare e avvia l'esperienza in terraferma. Periodo in cui la città stato lagunare decolla come stato, 'capitalizzando' in qualche caso una consuetudine di rapporti e relazioni precedenti sia oltremare che in terraferma di natura commerciale o fondiaria, associata talora anche all'invio di rettori esperti di cose di governo. Contatti e presenze trasformatesi nel tempo, in qualche caso, in dominium loci. Scambi e relazioni di lunga durata, che hanno mutato fisionomia nel tempo. Nel rapportarsi con altre realtà, cittadine e locali – sia che queste entrassero a far parte del dominio, sia che avessero con il comune lagunare relazioni economico-commerciali tout court –, Venezia fece uso dello strumento giuridico per avviare, regolare, e successivamente adeguare tali rapporti e relazioni alle eventuali mutate circostanze. Venezia insistette su tale modus operandi. La scelta di utilizzare a pieno gli strumenti giuridici nella prassi di governo, si associò, comunque, a un uso politico del diritto da parte della dominante nei riguardi delle terre e delle persone soggette. Un diritto e un sistema giuridico che al giudizio tecnico avrebbe preferito, in mancanza e quindi al di là della norma (e dello strumento giuridico), valutando caso per caso, un giudizio politico, improntato a un senso di equità dai forti presupposti etici, nella convinzione/consapevolezza che la realtà non poteva/doveva essere imbrigliata tutta quanta nella norma. Questo non implicò che la classe dirigente veneziana non riconoscesse il peso specifico di tali strumenti, quand'anche il loro valore fosse diventato piuttosto politico che servire come dispositivi di disciplinamento e regolamentazione. Un'importanza generalmente percepita, capace di alimentare anche il mito e la fama goduta dallo stato veneziano e dal suo corpo dirigente. La ricognizione verte, pertanto, sui principali strumenti giuridici per il periodo indicato: patti di dedizione, statuti e commissioni che, formando una sorta di sistema giuridico integrato, segnarono ogni nuova acquisizione territoriale veneziana, dando concretezza ai rapporti e limiti all'estensione delle prerogative reciproche. Se ne ripercorrono le peculiarità nell'esperienza statuale della città lagunare, evidenziandole alla luce anche dell'attenzione riservata (o meno) dagli studi.File | Dimensione | Formato | |
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