Un territorio idrosociale è una «configurazione di persone, istituzioni, flussi idrici, tecnologie idrauliche e ambiente biofisico che ruota intorno al controllo dell’acqua» (Boelens et al., 2016, p. 1): le aree di bonifica idraulica delle pianure italiane rientrano a pieno titolo in questa concezione, essendo state trasformate grazie a una sinergia tra intenti di singoli proprietari terrieri, strategie istituzionali e applicazioni di innovazioni tecnologiche in ambienti umidi. La grande accelerazione quali-quantitativa di questa tipologia di bonifica si colloca tra gli ultimi trent’anni del XIX e la prima metà del XX secolo ed è stata caratterizzata da una netta imposizione di logiche gestionali, sociali e politiche da parte di attori dominanti. Tra queste logiche, una delle meno indagate riguarda una netta connotazione di genere, che ha finito con il naturalizzare le trasformazioni idrosocioterritoriali legate alle bonifiche come interventi intrinsecamente «maschili». Gli artefici, in senso ideale e in senso tecnico, di questi interventi di riplasmo delle topografie e degli assetti idraulici di tanti spazi della penisola erano, ovviamente, uomini: una constatazione che trova spiegazione nei ruoli sociali e nelle specializzazioni professionali culturalmente assegnate ai generi nell’Italia rurale otto e novecentesca. Con siffatte premesse, non stupisce che le coeve iconografie della bonifica mostrino un’assoluta predominanza di figure maschili. Non solo: appare evidente che tali figure sono rappresentate con caratteri e connotati che una plurisecolare tradizione culturale ha codificato come «virili». Ciò vale tanto quando vengono omaggiati gli artefici blasonati della bonifica, come quando si ricordano gli anonimi braccianti, iconicamente trasfigurati in una figura archetipica munita di vanga o di carriola. Il presente contributo è dedicato a un’analisi iconografica e simbolica di alcune sculture e, soprattutto, dei monumenti «ai bonificatori» presenti in Veneto ed Emilia-Romagna, due tra le regioni italiane maggiormente interessate dalle bonifiche di pianura. Tali opere sono situate nei territori di comuni le cui vicende storico-sociali sono strettamente legate ad operazioni di bonifica idraulica e agraria compiute in epoca contemporanea. Per quanto concerne le targhe e i busti situati in interni (musei o stabilimenti idrovori), ci si è qui limitati a due casi esemplificativi. Diversamente, i monumenti situati in spazi pubblici (o, in un caso, in un giardino privato ma accessibile al pubblico) sono stati oggetto di una disamina esaustiva alla scala delle due regioni e sono stati in buona parte visitati personalmente dall’autrice in un arco temporale compreso tra il 2008 e il 2022 . L’analisi iconografica e simbolica qui condotta punta a indagare, da un lato quale immaginario maschile impronti la statuaria della bonifica, dall’altro, quale ruolo sia stato, e sia tuttora, attribuito alle donne nella sua monumentalizzazione, intesa come specchio celebrativo di un intervento idrosociale e territoriale che ha profondamente trasformato tante pianure umide italiane.

Mascolinità e femminilità nei monumenti alla bonifica del Veneto e dell’Emilia-Romagna.

F. L. Cavallo
2023-01-01

Abstract

Un territorio idrosociale è una «configurazione di persone, istituzioni, flussi idrici, tecnologie idrauliche e ambiente biofisico che ruota intorno al controllo dell’acqua» (Boelens et al., 2016, p. 1): le aree di bonifica idraulica delle pianure italiane rientrano a pieno titolo in questa concezione, essendo state trasformate grazie a una sinergia tra intenti di singoli proprietari terrieri, strategie istituzionali e applicazioni di innovazioni tecnologiche in ambienti umidi. La grande accelerazione quali-quantitativa di questa tipologia di bonifica si colloca tra gli ultimi trent’anni del XIX e la prima metà del XX secolo ed è stata caratterizzata da una netta imposizione di logiche gestionali, sociali e politiche da parte di attori dominanti. Tra queste logiche, una delle meno indagate riguarda una netta connotazione di genere, che ha finito con il naturalizzare le trasformazioni idrosocioterritoriali legate alle bonifiche come interventi intrinsecamente «maschili». Gli artefici, in senso ideale e in senso tecnico, di questi interventi di riplasmo delle topografie e degli assetti idraulici di tanti spazi della penisola erano, ovviamente, uomini: una constatazione che trova spiegazione nei ruoli sociali e nelle specializzazioni professionali culturalmente assegnate ai generi nell’Italia rurale otto e novecentesca. Con siffatte premesse, non stupisce che le coeve iconografie della bonifica mostrino un’assoluta predominanza di figure maschili. Non solo: appare evidente che tali figure sono rappresentate con caratteri e connotati che una plurisecolare tradizione culturale ha codificato come «virili». Ciò vale tanto quando vengono omaggiati gli artefici blasonati della bonifica, come quando si ricordano gli anonimi braccianti, iconicamente trasfigurati in una figura archetipica munita di vanga o di carriola. Il presente contributo è dedicato a un’analisi iconografica e simbolica di alcune sculture e, soprattutto, dei monumenti «ai bonificatori» presenti in Veneto ed Emilia-Romagna, due tra le regioni italiane maggiormente interessate dalle bonifiche di pianura. Tali opere sono situate nei territori di comuni le cui vicende storico-sociali sono strettamente legate ad operazioni di bonifica idraulica e agraria compiute in epoca contemporanea. Per quanto concerne le targhe e i busti situati in interni (musei o stabilimenti idrovori), ci si è qui limitati a due casi esemplificativi. Diversamente, i monumenti situati in spazi pubblici (o, in un caso, in un giardino privato ma accessibile al pubblico) sono stati oggetto di una disamina esaustiva alla scala delle due regioni e sono stati in buona parte visitati personalmente dall’autrice in un arco temporale compreso tra il 2008 e il 2022 . L’analisi iconografica e simbolica qui condotta punta a indagare, da un lato quale immaginario maschile impronti la statuaria della bonifica, dall’altro, quale ruolo sia stato, e sia tuttora, attribuito alle donne nella sua monumentalizzazione, intesa come specchio celebrativo di un intervento idrosociale e territoriale che ha profondamente trasformato tante pianure umide italiane.
2023
Geografie in movimento/Moving Geographies, atti del XXXII Congresso Geografico Italiano, Padova, 8-12 settembre 2021
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